Rischi psicosociali: elementi di interesse e limiti di un’indagine europea

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L’Agenzia europea per la salute e sicurezza sul lavoro conferma la sua attenzione al tema dei rischi psicosociali pubblicando, nel mese di maggio, i risultati di un’Indagine condotta in 6 Paesi europei sulle strategie attuate per affrontare il crescente manifestarsi di disturbi connessi ai rischi psicosociali in ambito lavorativo.

Indagine con elementi di interesse ma anche con significativi limiti, come vedremo più avanti, dovuti ad una visione miope dei fattori di rischio.

I paesi interessati

Belgio, Danimarca, Estonia, Spagna, Croazia e Austria

La metodologia
  • Ricerca documentale in ciascun Paese in merito agli approcci strategici, alle azioni di supporto e di attuazione, incluse le azioni delle parti sociali
  • Interviste con gli Stakeholder nazionali, ovvero con rappresentanti governativi, Ispettorati del Lavoro, parti sociali (organizzazioni dei datori di lavoro e dei sindacati) esperti in sicurezza e salute sul lavoro e ricercatori.

Il Report ricorda, in premessa, i dati generali emersi nel modulo ad hoc dell’Indagine sulla forza lavoro dell’Unione europea (EU LFS 2020) [1]:

Stress, depressione o ansia rappresentano il secondo tipo più comune di problemi di salute correlati al lavoro, e la percentuale di lavoratori che ha segnalato di aver affrontato fattori di rischio per il proprio benessere mentale sul lavoro è pari o quasi il 45%.

Le indagini nazionali condotte, nel corso del 2024, nei 6 paesi dell’Unione confermano il dato generale pur con diverse specificità.

Dati che emergono da precedenti Indagini nazionali
Belgio I dati hanno rivelato un peggioramento dei problemi legati al lavoro, come il bullismo e le molestie sul posto di lavoro, che sono più che raddoppiati tra il 2015 e il 2021.

Inoltre, è aumentato anche il numero di dipendenti che segnalano un impatto negativo del lavoro sulla propria salute, sebbene in misura minore.

Danimarca Il profilo sanitario nazionale segnala un aumento tra la forza lavoro dei problemi di salute mentale auto-riferiti come stress, ansia, difficoltà a dormire e depressione.

Dal 2013 al 2021, ad esempio, i sintomi depressivi sono aumentati dal 25,5% nel 2013 al 33,8% nel 2021 e l’ansia dal 21,2% nel 2013 al 28,8% nel 2021.

Spagna In Spagna, il 30% dei congedi per malattia nel 2019 era collegato allo stress correlato al lavoro e un rapporto, pubblicato nel 2023 dall’Instituto Nacional de Salud y Seguridad en el Trabajo (Insst), ha rivelato che il 32% degli intervistati ha riferito di essere esposto a pressioni di tempo o sovraccarico di lavoro identificati come dannosi per la salute mentale.
Croazia In Croazia, sono state segnalati rischi psicosociali in relazione alla pandemia di COVID-19, menzionando la paura di malattie contagiose, isolamento, stigmatizzazione, digitalizzazione, telelavoro e violenza sul lavoro o a casa.
Austria Secondo il modulo del Micro censimento sulla forza lavoro del 2020, pubblicato nel 2022, che copre 22.500 nuclei familiari, il 59,2% della forza lavoro austriaca (dipendenti e autonomi) si trova ad affrontare almeno un fattore di stress sul lavoro.

Una valutazione specifica, condotta a marzo 2024 dalla Camera del Lavoro dell’Alta Austria, ha mostrato che il 59% dei dipendenti austriaci (esclusi i lavoratori autonomi) soffriva di stress a causa di una combinazione di fattori di rischio, ovvero pressioni dovute a tempi stretti, carichi di lavoro elevati, attività che richiedevano un elevato livello di concentrazione e squilibrio tra lavoro e vita privata.

Estonia Non vi sono precedenti ricerche nazionali
I fattori di rischio

L’indagine individua tra i fattori di cambiamento che hanno avuto ricadute significative sull’esposizione ai rischi psicosociali: la pandemia e la digitalizzazione. Due fenomeni che innegabilmente hanno avuto e hanno un impatto significativo sulle condizioni di lavoro. Il primo fattore, nella sua eccezionalità, costituisce tuttavia un dato che va visto a sé. Mentre è evidente che la digitalizzazione, che ha fatto un balzo in avanti proprio cavalcando le condizioni imposte dalla pandemia, va vista come un dato strutturale che di eccezionale ha solo la rapidità con cui si è imposta.

Resta tuttavia sorprendente come l’individuazione di questi due fattori, quali fattori prevalenti e sembrerebbe quasi unici, escluda dalla riflessione e dall’indagine altri fattori altrettanto importanti, anche questi ormai con aspetti di carattere strutturale, faccio riferimento alle implicazioni sulla salute e sulla sicurezza legate ai rapporti di lavoro e alla precarizzazione: interessante sul tema una riflessione proposta in questi giorni sul sito della Snop [2]:

Pur tenendo conto delle incertezze ancora esistenti (il fenomeno è recente e multiforme, con caratteristiche nazionali differenti, di difficile misurazione e gli studi ancora in corso), esiste un’evidenza piuttosto consolidata che riconosce nella precarietà dei rapporti di lavoro – pur con vari gradi di forza nelle diverse tipologie di lavoro precario – una fonte di effetti avversi sulla salute, in termini di infortuni e di stress e sofferenza psicologica, di perdita del benessere ma talvolta anche un carico maggiore di malattie o disturbi a vari livelli, mentale, cardiovascolare, muscoloscheletrico ed altro. Oltre che ad esiti negativi sulla salute, il lavoro precario risulta legato in vari modi a una più bassa qualità della vita, attraverso una maggiore esposizione a condizioni di lavoro a rischio, un minore controllo sul proprio lavoro, scarso riconoscimento economico, carenze nei diritti e nella protezione, ecc. Si deve considerare inoltre che la precarietà dell’impiego è un determinante sociale- chiave della salute perché ha un impatto non solo sui lavoratori ma anche sulle loro famiglie e sulle loro comunità in generale.
È alla luce di questi aspetti che è stato suggerito che si dovrebbe valutare la precarietà da una prospettiva che consideri un rapporto di lavoro non standard al pari di un’esposizione occupazionale con potenziali effetti negativi sulla salute dei lavoratori.

D’altronde anche la Confederazione europea dei sindacati pubblicava nel 2023 [3] una ricerca che presentava dati relativi a casi e decessi e che considerava 5 fattori principali e preponderanti relativi al rischio psicosociale, includendo l’insicurezza lavorativa e così motivando tale scelta:

L’insicurezza lavorativa’ è un rischio psicosociale che riguarda la percezione dei lavoratori del rischio del perdere il lavoro ed in generale della precarietà occupazionale. In altre parole, riguarda la stabilità e la sicurezza del proprio impiego, e si riferisce alla paura o all’ansia che i lavoratori possono provare a causa della possibilità di perdere il lavoro a causa di fattori reali o minacce imminenti, che peraltro stanno diventando tipiche del nostro tempo.

I 5 temi considerati su cui si è poi focalizzata la ricerca:

  • Tensione sul lavoro
  • Squilibrio sforzo-ricompensa
  • Insicurezza lavorativa
  • Orari di lavoro lunghi
  • Fenomeni di bullismo.

Non si può non sottolineare che, se l’indagine europea condotta nei 6 paesi dell’Unione non si è minimamente posta il problema della precarietà e dell’incertezza nei rapporti di lavoro, è evidente che questo fattore non potrà emergere come uno dei fattori di rischio lavorativo e in particolare di rischio psicosociale. 

Azioni di prevenzione praticate nei 6 paesi

Sono comunque di interesse nel Report le informazioni relative alle azioni di prevenzione attuate nei 6 paesi relativamente a:

  • azioni di miglioramenti per il riconoscimento delle malattie professionali connesse ai rischi psicosociali
  • strategie nazionali
  • coinvolgimento delle parti sociali
  • misure a supporto dell’attuazione delle politiche/legislazioni tra cui campagne di sensibilizzazione
  • strumenti e risorse pratiche per la prevenzione e la gestione del Psr
  • campagne di sensibilizzazione
  • attività ispettiva.                               
Campagne di sensibilizzazione
Austria L’Auva (Ente nazionale Ssl) impiega psicologi del lavoro in tutto il Paese che offrono una consulenza completa e promuovono la consapevolezza dei PSR e della loro prevenzione sul lavoro. Inoltre, l’Ispettorato del Lavoro conduce campagne mirate su temi come il genere e la diversità. Questi sforzi coordinati, in linea con la Strategia Nazionale austriaca in materia di Ssl, sono valutati dagli stakeholder intervistati come un fattore che ha migliorato la comprensione del legame tra condizioni di lavoro e salute mentale.
Belgio Il Piano d’azione federale per il benessere mentale sul lavoro propone un approccio altamente coordinato alla sensibilizzazione sulla salute mentale. Nell’ambito del piano d’azione, una campagna completa, condotta da novembre 2021 a giugno 2022, mirava a ridurre lo stigma che circonda la salute mentale sul posto di lavoro, concentrandosi sulle sfide aggravate dalla pandemia di COVID-19.
Danimarca La WEA (Autorità danese Ssl) conduce campagne di sensibilizzazione come “Tag Snakken” (Parliamone!), incentrate sulle molestie sul posto di lavoro e sul miglioramento della comunicazione tra i leader. Incoraggiando un dialogo aperto e fornendo risorse preziose, questa campagna mira a creare culture lavorative più sicure e solidali, migliorando la consapevolezza e la gestione proattiva delle molestie sul posto di lavoro.
Estonia Il “Piano d’azione e buone pratiche per la salute mentale sul posto di lavoro” è una iniziativa che sensibilizza sulla salute mentale attraverso sessioni di formazione e consulenza, incoraggiando i luoghi di lavoro a dare priorità al benessere. Inoltre vengono premiate le organizzazioni che promuovono attivamente la salute mentale assegnando loro i “Marchi di Salute Mentale”. Queste etichette riconoscono l’impegno delle aziende nel sostenere la salute mentale, incoraggiandole nel contempo a valutare e migliorare i propri ambienti di lavoro, coltivando così una cultura di tutela proattiva della salute mentale.

 

Strumenti e risorse per la gestione dei Psr
Austria Si concentra sulla fornitura di strumenti gratuiti per la valutazione dei Psr tramite Auva. Tra gli esempi più significativi figurano l’Arbeits-Bewertungs-Skala (ABS) per le valutazioni di gruppo e lo strumento EVALOG per le valutazioni dei Psr basate sul dialogo. Questi strumenti aiutano le aziende, in particolare le PMI, a valutare e gestire efficacemente i Psr.

La piattaforma eval.at, ospitata da Auva, offre ulteriori informazioni e risorse per le valutazioni sul posto di lavoro. L’Austria sostiene anche il benessere mentale e il reinserimento dei lavoratori attraverso iniziative come il Programma fit2work, che

mira a fornire consulenza gratuita alle aziende per consentire un reinserimento sereno dei dipendenti dopo il congedo per malattia.

Belgio Il Belgio offre una serie di strumenti pratici, come lo strumento interattivo online di valutazione dei rischi (OiRA) sui Psr per le micro e piccole imprese (pubblicato a fine 2024). Lo strumento guida i datori di lavoro attraverso il processo di valutazione dei Psr e aiuta a sviluppare piani d’azione personalizzati. Gli strumenti OiRA settoriali includono anche elementi sulla prevenzione dei Psr. Inoltre, l’Ispettorato del lavoro belga collabora con i servizi esterni di prevenzione sul lavoro per fornire indicazioni approfondite e garantire un’applicazione coerente delle misure.
Croazia Il Dipartimento di Salute del Lavoro dell’Istituto Croato di Sanità Pubblica offre una piattaforma online con materiali didattici, questionari di valutazione del Psr e proposte di misure preventive. L’iniziativa “Company Friend of Health” promuove inoltre la salute e il benessere nei luoghi di lavoro offrendo sessioni di formazione e risorse personalizzate. Il Mental Health Toolkit for Human Resources Managers, sviluppato nell’ambito di un progetto Erasmus+, offre ulteriori risorse a supporto della gestione del Psr sul posto di lavoro.
Danimarca La Wea fornisce strumenti e linee guida completi volti a integrare la prevenzione dei rischi di salute e sicurezza sul lavoro (Psr) nell’approccio generale alla gestione della Ssl. Queste risorse sono sviluppate utilizzando un ciclo Plan-Do-Check-Act, offrendo strumenti di dialogo, strumenti strutturati per l’identificazione dei problemi e guide a supporto di manager e rappresentanti dei lavoratori. Le guide tematiche della Wea sui rischi di salute e sicurezza sul lavoro coprono una vasta gamma di rischi, tra cui carichi di lavoro elevati, bullismo e richieste emotive.
Estonia Le risorse offerte includono il manuale “Salute mentale sul posto di lavoro: un manuale per datori di lavoro e dipendenti” fornito dall’Istituto Nazionale per lo Sviluppo della Salute. Questa pubblicazione offre strategie e azioni pratiche per creare ambienti di lavoro mentalmente sani. Inoltre, l’Ispettorato del Lavoro estone supporta i datori di lavoro con strumenti incentrati sulla salute mentale, tra cui questionari di autovalutazione e documenti di orientamento. La piattaforma online ospitata da Peaasi.ee (Ente che si occupa della salute mentale) fornisce anche il documento “Buone pratiche e piano d’azione per la salute mentale sul posto di lavoro”, che include moduli di formazione e supporto di consulenza.
Spagna La Spagna vanta una consolidata tradizione nello sviluppo di risorse attraverso l’Insst (Istituto nazionale Ssl). Tra queste, le Note Tecniche di Prevenzione che affrontano argomenti relativi al Psr, come il burnout, i fattori di rischio legati alla digitalizzazione e al telelavoro, fornendo indicazioni specifiche sia per i datori di lavoro che per i lavoratori. L’Insst produce inoltre documenti tecnici, guide e materiali formativi specifici per settore a supporto di una gestione completa del Psr in diversi luoghi di lavoro.

NOTE

[1] Questa pubblicazione online descrive l’Indagine sulle forze di lavoro dell’Unione europea (EU-LFS), un’indagine campionaria su larga scala condotta tra le famiglie in Europa: un’importante fonte di statistiche europee sulla situazione e le tendenze del mercato del lavoro dell’UE.

[2] Società nazionale operatori della prevenzione, Verso i referendum (3): il lavoro precario fa male alla salute, https://snop.it/verso-i-referendum-3-il-lavoro-precario-fa-male-alla-salute/

[3] “Le frazioni e il peso delle malattie cardiovascolari edepressione attribuibili alle esposizioni lavorative ai rischi psicosociali” a cura di Etui. Gli autori sono Hélène Sultan-Taieb, TaniaVilleneuve, Jean-Francois Chastang, Isabelle Niedhammer.

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