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Piattaforma sindacale in materia di salute e sicurezza sul lavoro

Il quadro delle tematiche che Cgil Cisl Uil intendono affrontare sul terreno della prevenzione dei rischi connessi al lavoro è riassunto nei dieci punti della Piattaforma condivisa dalle tre Confederazioni e presentata nell’ottobre scorso a Modena.

CGIL CISL UIL – Piattaforma in materia di salute e sicurezza sul lavoro

  • Strategia Nazionale in materia di Salute e Sicurezza sul lavoro
  •  Progetto di riordino dell’assetto istituzionale
  •  Conoscere per prevenire
  •  Rappresentanza e pariteticità
  •  Rapporti contrattuali
  •  Relazioni con le istituzioni locali
  •  Problematiche ancora aperte
  •  Prevenzione delle malattie professionali: obiettivi concreti di emersione delle malattie dell’apparato muscolo-scheletrico e dei tumori professionali
  •  Modelli organizzativi del lavoro e ricadute sulle condizioni di lavoro
  •  Piano Nazionale Amianto: come attivarlo nel suo insieme

A seguito di un confronto con le proprie strutture territoriali e di categoria le tre Confederazioni hanno deciso di riprendere una prassi tipica dell’azione sindacale, anche su queste tematiche, e darsi un insieme di obiettivi condivisi in grado di affrontare e muovere, da una situazione di stallo che spesso si protrae da anni se non da decenni,  questioni che impediscono un miglioramento significativo delle condizioni di lavoro. Consapevoli delle criticità che vive in questi anni il mondo del lavoro, molte delle valutazioni e proposte fatte  non richiedono un significativo impegno economico ma interventi di razionalizzazione delle risorse e volontà politica di attuarli. Per quest’ultimo aspetto siamo inoltre ben consci  delle difficoltà attuali nel  dialogo con istituzioni e referenti politici per la mancanza di continuità del loro operare.

I dieci temi individuati nel documento sindacale sono tra loro strettamente connessi e in particolare i primi tre rappresentano punti irrinviabili di attenzione su cui dovrebbe, allo stato delle cose, cadere il maggior impegno delle tre Confederazioni e su cui, quindi, val la pena soffermarsi.  Essi riguardano aspetti dell’agire istituzionale e del suo assetto  già definiti dalla legislazione in vigore o, come nel caso della  Strategia Nazionale in materia di Salute e Sicurezza sul lavoro, impegni già assunti ma che vanno perfezionati, in ambito Ministero del lavoro e Commissione consultiva permanente. Impegni che, tuttavia, sembrano essere stati completamente ignorati dal legislatore che con il Decreto del Fare e la sua legge di recepimento ha preso in esame un solo aspetto dell’attuale quadro legislativo (la sua complessità e quindi la necessità di procedere a delle semplificazioni), dimenticando l’insieme dei problemi e delle relative responsabilità che il Governo e i suoi Ministri hanno in materia.

Il documento sindacale sottolinea che la  Strategia nazionale non va vista  come un atto formale, ma come uno strumento concreto di lavoro, di pianificazione e programmazione, di cui da lungo tempo le Organizzazioni sindacali hanno evidenziato la  necessità (alle controparti e alle istituzioni), per operare, anche nel nostro Paese, in ottica di sistema.

La  definizione di una Strategia, che deve integrare obiettivi comunitari e specificità nazionali, impone innanzitutto, oltre al fattivo coinvolgimento delle parti sociali, che sia data piena valorizzazione all’Organismo – ovvero al Comitato di indirizzo e valutazione delle politiche di prevenzione e vigilanza (di cui all’art. 5 del D.Lgs.81/2008) – istituzionalmente preposto per la definizione degli obiettivi, delle azioni e della tempistica nel raggiungerli oltre che delle modalità di monitoraggio e di valutazione. L’impegno degli interlocutori politici (Governo in carica) per realizzare la Strategia deve  prendere forma mediante:

  • atti, definiti dalle istituzioni competenti nazionali e locali alla luce del sistema di legislazione concorrente (ai sensi dell’art.117 della Cost.),
  • risorse umane ed economiche.

Il secondo e il terzo punto della Piattaforma, relativi al Riordino dell’assetto istituzionale e al rispetto del principio Conoscere per prevenire, sono strettamente connessi alla Strategia nazionale ed elementi di base indispensabili per la sua attuazione.

Per il buon funzionamento del  Sistema di Prevenzione Nazionale si ritiene debbano essere affrontati tre aspetti fondamentali su cui è necessario intervenire:

  • superare le persistenti difficoltà nel coordinamento dell’attività di vigilanza all’interno del già menzionato Comitato di cui all’art. 5 del D. Lgs. 81/2008, favorendo la piena assunzione da parte di quest’ultimo del ruolo di “indirizzo e valutazione” ad esso attribuito dalla legge, e sviluppare l’attività di pianificazione e programmazione delle iniziative di prevenzione generalizzando le modalità di intervento per Piani mirati di prevenzione;
  • garantire livelli di prevenzione omogenei su tutto il territorio nazionale; 
  • impegnare l’Inail in un progetto coerente e trasparente che integri le sue fondamentali funzioni di gestore del Sinp, garante della continuità, della autonomia della ricerca nel campo della prevenzione dei rischi connessi al lavoro e della estensione delle iniziative di trasferimento dei risultati della ricerca mediante una completa e organica riprogettazione delle Banche dati esistenti (ex Ispesl e Inail) e, infine, finanziatore delle attività promozionali.

 

È importante, inoltre, che tutti i soggetti sociali e istituzionali  acquisiscano la consapevolezza che pianificare interventi di prevenzione oggi è possibile, basta volerlo fare: vanno evidenziate le logiche di potere e di lassismo che lo impediscono. Equesto è un impegno operativo da assumere come prioritario da parte delle Organizzazioni sindacali, Rls e Rlst (territorio per territorio ma anche negli ambiti nazionali).

Il complesso quadro delle attività di prevenzione realizzate sia dalle istituzioni che dalle parti sociali deve  avere come riferimento il principio “Conoscere per prevenire” principio che è alla base della costruzione del Sistema informativo nazionale per la prevenzione  (Sinp), ideato appunto come strumento per “Pianificare, programmare, scegliere le priorità degli interventi preventivi, valutarne l’efficacia”.

Strumenti, quelli del Sinp, molti già operativi e in grado di fornire, da tempo(1), indicazioni per cosa fare e come farlo al fine della  prevenzione dei rischi connessi al lavoro.

Consapevoli che uno dei limiti del Sistema nazionale di prevenzione è ancora quello relativo al trasferimento delle conoscenze nei confronti degli utilizzatori finali (Datori di lavoro, Rls/Rlst, Lavoratori, Rspp Aspp, Mc)  le Organizzazioni sindacali individuano inoltre come centrale nell’impegno odierno la progettazione e la realizzazione di un sistema  di  divulgazione, articolato per livelli e competenze, che permetta al maggior numero di utenti di usufruire e utilizzare, nella pratica del lavoro quotidiano, il grande potenziale  di informazioni ad oggi di fatto accessibile per lo più solo a figure esperte.

 

(1) Il protocollo dei Flussi informativi relativi alle concrete situazioni di accadimento degli infortuni risale al 2002, circa della  stessa data è il protocollo per l’analisi degli infortuni mortali ed il Sistema di sorveglianza degli infortuni mortali è al suo 3° Rapporto, mentre il Sistema di sorveglianza delle malattie professionali è al 5° rapporto.

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