Il valore nascosto del lavoro di cura in Italia: il rapporto OIL-Federcasalinghe 2025

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fonte: ILO


L’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL), in collaborazione con Federcasalinghe, ha presentato il rapporto Il valore nascosto del lavoro di cura in Italia, un’indagine che mette in luce il peso sociale, economico e umano del lavoro di cura non retribuito, attività che resta invisibile nelle statistiche ma fondamentale per la tenuta del welfare e della vita quotidiana del Paese.

Un pilastro invisibile del welfare

Il lavoro di cura non retribuito – che comprende l’assistenza a bambini, anziani e persone non autosufficienti, oltre alle attività domestiche – rappresenta una parte essenziale del tessuto sociale italiano. Secondo l’OIL, l’85% del lavoro non retribuito nel Paese è legato alla cura, e le donne ne sostengono il 71%. Il valore economico generato da questo impegno è stimato in 473,5 miliardi di euro, pari al 26% del PIL nazionale.

L’effetto trappola: una necessità che diventa condizione permanente

Dall’indagine emerge che oltre l’82% delle donne che non lavorano lo fa per dedicarsi alla cura familiare. Per la maggior parte (74%), si tratta di una scelta dettata dalla necessità, che inizialmente si pensa temporanea ma che spesso si prolunga per anni: in media 13,5 anni per le donne, quasi 10 per gli uomini. Un vero e proprio “effetto trappola” che limita la partecipazione femminile al mercato del lavoro e amplifica le disuguaglianze di genere.

Carichi eccessivi e rischio di burnout

Il lavoro di cura impegna più della metà delle persone intervistate per un numero di ore settimanali superiore a quello di un impiego retribuito. L’Italia è tra i Paesi europei con i carichi di cura più alti: le donne dedicano oltre sei ore al giorno a queste attività, più del doppio rispetto agli uomini.
Il fenomeno del cosiddetto “effetto sandwich” – la cura contemporanea di figli e genitori anziani – riguarda il 60% delle donne tra i 30 e i 59 anni.
Tra i caregiver, oltre il 40% lavora più di 55 ore a settimana e un ulteriore 15% tra le 40 e le 54. Quasi un terzo combina il lavoro domestico non retribuito con un impiego retribuito, con un alto rischio di stress, ansia e burnout. Si stima che tra 750.000 e 1,2 milioni di caregiver di malati di Alzheimer siano a rischio di esaurimento psicofisico.

Rischio povertà e infortuni domestici

La mancanza di una copertura previdenziale adeguata espone molte persone – in particolare le donne – al rischio di povertà in età avanzata: solo l’11% dei caregiver è assicurato. Inoltre, sei su dieci hanno subito un incidente domestico nell’anno precedente, un tasso triplo rispetto a quello degli infortuni sul lavoro registrato nel 2024.

Carenza di supporti e servizi

I carichi di cura rimangono elevati anche per la scarsità di servizi pubblici e di sostegni economici: solo il 6% riceve un aiuto finanziario e meno del 20% può contare sull’aiuto del partner. Le principali richieste dei caregiver riguardano servizi per l’infanzia (42%), assistenza per adulti e anziani (33%) e maggiore condivisione dei compiti familiari (21%).

Verso una strategia nazionale

L’OIL richiama la necessità di una strategia nazionale sul lavoro di cura in linea con le linee guida internazionali e con la Strategia europea per la cura (2022), basata sul “Quadro delle 5R”: riconoscere, ridurre, redistribuire, remunerare e rappresentare il lavoro di cura.
Il rapporto invita inoltre a rafforzare la rappresentanza delle lavoratrici e dei lavoratori della cura e a promuovere campagne di sensibilizzazione per abbattere gli stereotipi di genere e valorizzare il contributo sociale ed economico di chi si prende cura degli altri.

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