Il 28 giugno scorso la Commissione dell’Unione europea ha dato il via al nuovo Piano strategico in materia di salute e sicurezza. Si tratta del quarto Piano strategico che interesserà un lungo periodo di tempo quello compreso tra il 2021 e il 2027: “ Questa nuova strategia si concentra su tre obiettivi trasversali, vale a dire gestire il cambiamento portato dalle transizioni verdi, digitali e demografiche, nonché i cambiamenti nell’ambiente di lavoro tradizionale, migliorare la prevenzione di incidenti e malattie e aumentare la preparazione per eventuali potenziali crisi future” [1].
Il quadro comunitario relativo ai danni subiti dai lavoratori (causati da infortuni e dall’esposizione a rischi per la salute) ci ricorda che, pur essendo evidenti i progressi per quanto riguarda gli infortuni mortali (che sono diminuiti del 70% dal 1994 al 2018), c’è molto ancora da fare considerando che nel 2018 si sono verificati ancora nell’UE-27:
- più di 3.300 incidenti mortali
- 3,1 milioni di incidenti non mortali
- e che più di 200.000 lavoratori muoiono ogni anno per malattie legate al lavoro.
L’obiettivo oggi deve essere “ visione zero” [2] per quanto riguarda i decessi ed dobbiamo tenere conto non solo della salute del fisico ma dobbiamo tutelare anche la salute mentale e garantire il benessere.
Tre obiettivi chiave: cambiamento, prevenzione e preparazione
- Anticipare e gestire il cambiamento nel nuovo mondo del lavoro per garantire luoghi di lavoro sicuri e salubri durante le transizioni digitali, verdi e demografiche,
- Migliorare la prevenzione delle malattie e degli infortuni sul lavoro: questo quadro strategico promuoverà un approccio di “visione zero” per eliminare i decessi legati al lavoro nell’UE.
- Maggiore preparazione per possibili minacce sanitarie future: traendo insegnamenti dall’attuale pandemia, la Commissione svilupperà procedure di emergenza e orientamenti per la rapida diffusione, attuazione e monitoraggio di misure in potenziali crisi sanitarie future, in stretta collaborazione con gli attori della sanità pubblica.
Va ricordato che il Quadro strategico precedente (2014-2020) aveva individuato come obiettivi prioritari:
- la prevenzione delle malattie legate al lavoro
- tenere conto del cambiamento demografico
- attuazione della legislazione.
Tra i principali risultati del precedente piano strategico vengono citati: le modifiche e integrazioni alla Direttiva cancerogeni e mutageni e la produzione di strumenti on line (Oira) per i datori di lavoro realizzati dalla Agenzia europea.
La Commissione invita inoltre gli Stati membri ad aggiornare le proprie Strategie nazionali in materia di sicurezza e salute sul lavoro per garantire che le nuove misure raggiungano tutti i luoghi di lavoro.
Fa riflettere, con riferimento al nostro Paese, in particolare l’impegno richiesto dalla Commissione in tema di:
- aggiornamento delle Strategie nazionali, quando dopo ennesimi tentativi, con il contributo delle parti sociali, non si è ancora in condizione di procedere all’aggiornamento perché non esiste in Italia una Strategia nazionale in tema di salute e sicurezza
- promozione di un forte dialogo sociale, quando da quasi un decennio è assolutamente carente il lavoro dell’istituto che per decenni ha regolato i rapporti tra le istituzioni competenti e le parti sociali, ovvero la Commissione consultiva permanente istituita presso il Ministero del lavoro (basta scorrere i documenti emanati dalla Commissione e constatare la differenza di quel che la Commissione ha prodotto prima e dopo il 2013 in termini quantitativi e in termini di significatività).
Le azioni nel quadro strategico, secondo la Commissione dell’Unione europea, dovranno essere attuate inoltre attraverso il rafforzamento dell’elaborazione di politiche basate su dati concreti, miglioramento dell’applicazione e del monitoraggio della Legislazione esistente dell’UE, azioni di sensibilizzazione e impegno di fondi da investire nella salute e sicurezza sul lavoro, utilizzando anche i fondi dell’UE destinati al Piano di ripresa e resilienza e il Fondo di coesione.
Ma vediamo ancora alcuni elementi del Piano strategico con riferimento alle azioni che la Commissione dell’Unione europea intende intraprendere.
Le azioni da intraprendere
Transizione digitale: | Nell’ambito del nuovo quadro strategico, la Commissione riesaminerà, tra l’altro: – la Direttiva sui luoghi di lavoro – e la Direttiva sugli apparecchi per schermi di visualizzazione (entro il 2023). |
Transizione verde: | Nell’ambito del nuovo quadro strategico, la Commissione proporrà: – valori limite di protezione sull’amianto nella Direttiva sull’amianto sul lavoro (nel 2022) – sul piombo e sui diisocianati nella Direttiva sugli agenti chimici (nel 2022) – e sul cobalto nella Direttiva sugli agenti cancerogeni e mutageni (2024). |
Salute mentale: | In cooperazione con gli Stati membri e le parti sociali, la Commissione preparerà un’iniziativa non legislativa a livello dell’UE relativa alla salute mentale sul lavoro che valuti le questioni emergenti relative alla salute mentale dei lavoratori e presenti orientamenti per l’azione entro la fine del 2022. |
Approccio “visione zero” ai decessi legati al lavoro nell’UE | I principali attori in questo senso sono gli Stati membri (in particolare gli ispettorati del lavoro), le parti sociali, i datori di lavoro e i lavoratori, l’Organizzazione internazionale del lavoro (OIL) e altri organismi internazionali.
Prevenire i decessi legati al lavoro sarà possibile solo se: |
Supporto alle micro e piccole imprese | La Commissione collaborerà con l’Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro (EU-OSHA) per sviluppare strumenti di supporto e orientamenti affinché i datori di lavoro si conformino alla legislazione in materia di sicurezza e salute sul lavoro. Questi strumenti si rivolgeranno in particolare alle micro e piccole imprese.
La Commissione inviterà inoltre gli Stati membri a fornire orientamenti e formazione migliori per la valutazione dei rischi e le misure di prevenzione, in particolare alle microimprese e alle PMI. |
Per quanto riguarda l’approccio “visione zero” si potrebbe davvero dare nel nostro Paese un contributo significativo, perlomeno alla forte riduzione degli infortuni:
- riattivando il dialogo sociale soprattutto per condividere una visione realistica dell’attuale mondo del lavoro (rapporti e condizioni di lavoro) considerando in primis la perdita per molti lavoratori, presumibilmente in forte aumento, delle coordinate spazio temporali
- utilizzando diffusamente in tutto il territorio nazionale strumenti [3] e conoscenze che ci permettono di affrontare le azioni di prevenzione con consapevolezza.
Detto ciò il problema da affrontare e risolvere resta, e non ci stancheremo mai di segnalarlo, quello della riduzione massiccia [4] di personale dedicato e qualificato addetto al controllo e al supporto, per imprese e lavoratori, in materia di salute e sicurezza.
NOTE
[1] Comunicato stampa: Occupational safety and health in a changing world of work, Brussels, 28 June 2021
[2] Questa le parole del Commissario per l’occupazione e i diritti sociali, Nicolas Schmit.
[3] Mi riferisco in particolare alla metodologia di analisi degli infortuni “Sbagliando si impara”, condivisa tra le istituzioni nazionali e territoriali e ai dati significativi sulle malattie professionali forniti da” MalProf” relativi a gran parte del territorio nazionale.
[4] Fonte Snop, Claudio Calabresi: “ Gli operatori che hanno i compiti di prevenzione e vigilanza nei luoghi di lavoro sono oggi meno della metà di 15-20 anni or sono”.