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Dipartimenti di prevenzione: se ne discute, con chi?

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La Consulta italiana interassociativa per la prevenzione (CIIP) [1], che ringraziamo, ha reso pubblico un documento del Ministero della salute che fa riflettere sulle modalità di intervento nel campo della prevenzione.

Si tratta del Decreto emanato il 22 dicembre scorso dal Direttore generale della Prevenzione sanitaria del Ministero della salute mediante il quale si stabilisce, all’Art. 1, che viene

…istituito, presso la Direzione generale della prevenzione sanitaria del Ministero della salute, il tavolo tecnico di lavoro dedicato alla definizione di obiettivi, standard organizzativi e di personale dei Dipartimenti di prevenzione, alla luce del nuovo assetto della prevenzione collettiva e di sanità pubblica previsto dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR).

Fin qui tutto bene: tale iniziativa potrebbe far sperare che finalmente, oltre a finanziare la crescita numerica degli ispettori del lavoro si pensi a potenziare e a dotare delle competenze necessarie i Dipartimenti di prevenzione delle Asl. Se non altro per garantire una equilibrata presenza a livello territoriale degli organi di vigilanza, dotati come è noto di diverse caratteristiche sul piano della composizione interprofessionale, della formazione e delle pratiche di intervento.

Ma la lettura del secondo comma dello stesso articolo del Decreto, che del Tavolo tecnico descrive la composizione, toglie terreno alle nostre speranze e alla possibilità che da questo tavolo emergano sia i problemi reali che affliggono i dipartimenti di prevenzione, sia come valorizzare le potenzialità ancora presenti in queste strutture territoriali, che devono essere recuperate senza porre ancora tempo in mezzo: rischio una loro pressoché totale decadenza.

Leggendo la composizione del Tavolo infatti si nota che non ne fanno parte né componenti dei Servizi di prevenzione e sicurezza degli ambienti di lavoro e dei servizi veterinari, né le diverse associazioni che li rappresentano a cui probabilmente viene assegnato un ruolo di carattere consultivo, prevedendo il Decreto all’Art. 2 che:

Qualora nel Tavolo dovessero emergere aspetti specifici meritevoli di approfondimento, il coordinatore del tavolo potrà suggerire al Direttore Generale della Prevenzione, a seconda delle esigenze, il coinvolgimento o l’audizione di esperti, rappresentanti di istituzioni pubbliche, associazioni o società scientifiche in possesso di comprovate esperienza e competenze nell’ambito dei temi trattati.

In merito ben si esprime la stessa Consulta interassociativa in una lettera inviata al Direttore generale della prevenzione sanitaria del Ministero della salute in cui si manifesta

sconcerto e rammarico per l’esclusione dallo stesso (tavolo) di rappresentanze dei Servizi di Prevenzione e Sicurezza degli Ambienti di Lavoro e dei Servizi Veterinari e delle rispettive associazioni di riferimento.

Nella lettera si sottolinea il carattere interprofessionale dei Servizi composti da diverse figure quali: medici del lavoro, tecnici della prevenzione, assistenti sanitari, ma anche, ingegneri, chimici, biologi, fisici, psicologi e amministrativi (nei Servizi di Prevenzione e Sicurezza degli Ambienti di Lavoro), medici veterinari, tecnici della prevenzione e amministrativi (nei Servizi veterinari). Si segnala inoltre come il personale dei Servizi sia praticamente dimezzato nel corso degli anni (dati di cui viene fornita una tabella che ben esplicita il problema) e come, oltre alle figure dei medici e dei tecnici della prevenzione, i Servizi siano carenti delle altre figure professionali previste.

Dati relativi al personale dei Servizi di prevenzione sicurezza ambienti di lavoro delle Asl Ats/
Anno N. operatori (esclusi amministrativi)
2008 5.060
2009 4.893
2010 4.730
2011 4.469
2012 4.273
2013 4.132
2014 3.410
2016 2.871[2]
2017 3.236
2018 3.246
2019 2.248

 Fonte: Rapporto annuale del Coordinamento regioni sulle attività dei Servizi Psal

Lettere di analogo tenore sono state inviate al Ministero dall’Associazione dei tecnici della prevenzione (Unpisi) e dalla Società italiana di medicina veterinaria preventiva (SIMeVeP), e dalla Società nazionale operatori della prevenzione (Snop).

Si prefigurano, considerando quanto sopra ricordato, due scenari tra loro contradditori. Da una parte la crisi di un sistema di prevenzione e vigilanza che dovrebbe invece, proprio partendo dai Servizi, aprire una stagione di riflessione che faccia sì il bilancio critico, ma soprattutto che metta i cambiamenti epocali in corso (nei rapporti di lavoro e nelle innovazioni introdotte sia sul piano tecnologico che organizzativo) al centro della riflessione e della progettazione di un sistema di vigilanza e prevenzione adeguato ai tempi. Bene descrivono questo primo quadro alcune delle riflessioni espresse a conclusione del seminario, del maggio scorso, La prevenzione nel SSN: riflessioni della Snop sulle criticità:

I cambiamenti in atto nel sistema produttivo e quelli prospettati per un futuro che è già vicino – riguardanti in particolare la digitalizzazione, l’organizzazione e il mercato del lavoro – costituiscono un fattore che, oltre che sulle condizioni di lavoro e su quelle di salute dei lavoratori, agisce anche sui soggetti che si occupano di SSL, sulle strategie e sui loro strumenti di intervento. In particolare, sono i cambiamenti nell’organizzazione del lavoro e l’assetto del mercato del lavoro che ne deriva (contratti sempre più frammentati, flessibilità, precarietà ecc.) che oggi vediamo pesare sui temi della salute e della sicurezza sul lavoro ma poi anche sulle disuguaglianze che questi provocano. Lavoratori precari e lavoratori “poveri” affrontano sul lavoro problemi di salute e sicurezza che spesso si intersecano, si sovrappongono o anche si sommano a quelli derivanti da condizioni di vita, abitative, di reddito, di marginalità; problemi che spesso sfuggono anche ai sistemi tradizionali di prevenzione…).

Mentre il secondo scenario, a cui guardiamo con spirito positivo rendendo conto sempre di tutti i passi avanti che vengono fatti, è quello del sistema informativo, dei tasselli che lo compongono e che sono attivi e che permettono una progettazione degli interventi di prevenzione e vigilanza realmente frutto di conoscenza. Ci riferiamo a Sistemi di sorveglianza degli infortuni mortali e gravi (Informo) e delle malattie professionali (MalProf) – ai dati che rendono disponibili ma anche agli approfondimenti settoriali e di rischio redatti dai ricercatori del Dipartimento di medicina, epidemiologia, igiene del lavoro e ambientale (Dimeila) dell’INAIL – al Repertorio dei Piani mirati, alla Banca dati profili di rischio [3], al Progetto Condivido, al Sistema di gestione dei near miss nazionale (lavori in corso) e a Pre.Vi.S. sistema di monitoraggio dei fattori di rischio lavorativo attraverso l’attività di vigilanza.

Una molteplicità di strumenti che permettono, la dove ci sono uomini e mezzi, di operare conoscendo di territori e settori le priorità e le peculiarità, ma che rischiano, in assenza di uomini e mezzi, di non poter essere utilizzati nell’ambito di una progettazione accurata degli interventi di vigilanza e prevenzione, interventi a quel punto relegati nell’ambito dell’estemporaneità e dell’emergenza.


NOTE

[1] La Consulta Interassociativa Italiana per la Prevenzione (CIIP), lo ricordiamo, associa le più rappresentative Associazioni professionali e scientifiche che operano nei settori della medicina del lavoro, dell’igiene industriale, della prevenzione ambientale, della sicurezza del prodotto e dell’ergonomia.

[2] I dati 2016 sono relativi a 19 delle 21 Regioni italiane.

[3] Da poco nuovamente accessibile online.

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