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Salute e sicurezza: la parola alle Regioni

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La Conferenza delle Regioni e delle Province autonome ha preso un’iniziativa nei confronti dei Ministri del lavoro e della salute rivolgendo loro un appello per affrontare i temi della sicurezza sul lavoro con maggiore incisività  ed efficacia. Certamente un’azione importante e utile che d’altronde conferma tutte le criticità della gestione istituzionale, a livello nazionale, che da più parti vengono denunciate e che abbiamo frequentemente richiamato.

Le Regioni segnalano tre temi quali priorità per contrastare il fenomeno infortunistico in crescita e con eventi particolarmente tragici quali quelli di Brandizzo e del cantiere dell’Esselunga  di Firenze: la formazione in sicurezza sul lavoro, il coordinamento delle attività di controllo tra le Aziende sanitarie locali e l’Ispettorato nazionale del lavoro e infine le risorse.

Per quanto riguarda la formazione veniamo a sapere, mediante questa comunicazione interna alle istituzioni, che in realtà il tavolo di lavoro coordinato dal Ministero del lavoro, cui hanno ovviamente partecipato anche le Regioni, ha di fatto licenziato il testo dell’ Accordo Conferenza Stato Regioni finalizzato alla individuazione della durata e dei contenuti minimi dei percorsi formativi in materia di salute e sicurezza, ai sensi del Decreto Legislativo 9 aprile 2008, n. 81.  “…testo  che può quindi ritenersi concluso” e pertanto,  prosegue la dichiarazione dei rappresentanti delle Regioni, “si ritiene opportuno arrivare a compimento dell’iter formalizzando l’Accordo in premessa”. Le Regioni dichiarano quindi apertamente che, per quanto riguarda loro,  non vi è alcun motivo perché l’Accordo  non venga approvato dalla Conferenza stato regioni e se ne continui a rinviare  l’entrata in vigore: ogni ulteriore ritardo va quindi attribuito alle istituzioni nazionali.

Altro tema scottante cui le Regioni dedicano un ampio spazio della loro riflessione è quello relativo al  Coordinamento delle attività di controllo tra Aziende Sanitari Locali (Asl) e Ispettorato Nazionale del Lavoro (INL). Le Regioni si limitano in realtà a richiamare  l’Accordo [1] stipulato tra il Governo, le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano sulle Indicazioni operative per le attività di controllo e vigilanza,  ai sensi dell’art. 13 del D.Lgs. 81/2008 (e successive modifiche e integrazioni). Accordoche costituisce  indirizzo per assicurare  la coerenza alla programmazione dell’attività di vigilanza dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro e delle Regioni/Asl alle esigenze di controllo del territorio”.

Inevitabile a questo punto il richiamo alle funzioni dei Comitati regionali di coordinamento, di cui all’art. 7 del D.Lgs. 81/2008, e alla funzione strategica che questi svolgono sia per il loro radicamento nel territorio (e quindi per la conoscenza degli aspetti/rischi che  caratterizzano quel mondo del lavoro),  sia per la presenza al loro interno delle parti sociali che, adeguatamente coinvolte, offrono buone garanzie  per  un’efficace operatività. Sorprende  tuttavia che, a circa 30 anni dalla istituzione di questo istituto di governo e partecipazione territoriale, le Regioni debbano,  in un documento come  questo (una lettera: ci si scrive quando non ci si può parlare!),  ricordare ai Ministri le funzioni di  tale organismo e indirettamente il ruolo delle Regioni (non dimentichiamo che è il Presidente della giunta regionale  a presiederlo [2]).

Organismo

che costituisce indirizzo per assicurare la coerenza alla programmazione dell’attività di vigilanza dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro e delle Regioni/Asl alle esigenze di controllo del territorio. Detta programmazione è fondata sulla condivisione di linee strategiche nei Comitati Regionali di Coordinamento art. 7, dove in ragione delle caratteristiche del tessuto produttivo, ossia di un’analisi attenta del contesto, in termini epidemiologici, organizzativi e socioeconomici, gli organi ispettivi programmano i controlli in base alle esigenze rilevate nei singoli contesti territoriali, nonché delle dotazioni di personale ispettivo concretamente disponibili. L’auspicio è che detto approccio trovi una sempre maggior solidità, anche attraverso i percorsi di formazione a ciò dedicati e già oggetto di un progetto del Centro Controllo Malattie (CCM) del Ministero della Salute.

Non si può non leggere,  dietro gli auspici, una sottesa critica alla situazione attuale che, se a livello territoriale vede impegnati tutti gli attori  in una relativa continuità di attività condivise e azioni preventive programmate, risente a livello nazionale di una carenza pressoché totale di dialogo e quindi di capacità di azione nel campo della prevenzione, se consideriamo la condanna a inattività, ormai più che  decennale, della Commissione consultiva e sembrerebbe dello stesso Comitato per l’indirizzo e la valutazione delle politiche attive e per il coordinamento nazionale delle attività di vigilanza in materia di salute e sicurezza sul lavoro, previsto dall’art. 5 del D.Lgs. 81/2008. “Istituti che” ricordano in chiusura della lettera le Regioni  “non si riuniscono da tempo e che sono i luoghi deputati per norma al confronto strategico per la materia”.

Ultimo tema affrontato nella lettera delle Regioni è quello delle risorse, facendo riferimento alle risorse umane e rinnovando per l’ennesima volta la richiesta delle Asl di rafforzamento dell’organico:

Il mancato turn-over, la scarsità di laureati nelle diverse discipline (Medici del Lavoro, Tecnici della Prevenzione, Chimici, Ingegneri, Infermieri Professionali, Assistenti Sanitari, Statistici, Psicologi) che dovrebbero – secondo recenti analisi di Agenas – comporre i Servizi dei Dipartimenti di prevenzione dedicati alla tutela del lavoratore, la ridotta attrattività del contratto pubblico vs quello privato, l’impossibilità di utilizzare i proventi delle sanzioni irrogati alle imprese per implementare l’attività di prevenzione ex art. 13, comma 6, del DLgs n. 81 del 2008, ovvero per l’assunzione a tempo indeterminato, rendono sempre più difficile l’erogazione di controlli. Occorre investire nei controlli, ovvero garantire organici adeguati agli Organi di vigilanza. 

In tema ricordiamo la recente istituzione del Tavolo tecnico presso il Ministero della Salute per la definizione di standard di organico dei Servizi dei Dipartimenti di Prevenzione, di cui abbiamo parlato in un recente articolo evidenziando come  tra i componenti del tavolo fossero assenti proprio i rappresentanti di tali organismi ovvero “l’area” delle Asl “dedicata alla Prevenzione nei luoghi di lavoro”.

Anche su questa materia  la posizione delle Regioni è più che mai conciliante e  fuori  polemica. Polemica che è invece facile fare se si considerano i continui e anche recenti investimenti nell’aumento del  personale dell’Ispettorato del lavoro che, pur potendo dare un importante contributo sui temi dei rapporti di lavoro,  è tutto da formare, come sappiamo, in tema di prevenzione[3] e deve essere introdotto nelle modalità di intervento che coniugano vigilanza e prevenzione proprie dei Servizi delle Asl, in particolare promosse mediante i Piani mirati. Servizi che, se vengono continuamente depauperati di personale adeguato, non saranno più  in grado di svolgere il proprio ruolo.

Più esplicite e pienamente condivisibili le critiche avanzate sul tema in un recente documento della Consulta interassociativa italiana per la prevenzione Alcune considerazioni sul recente DL n. 19/2024 [4]. Il documento si articola sulla base di diverse tematiche [5],  facciamo qui riferimento al capitolo dedicato al Sistema dualistico dei controlli, prevenzione e non solo vigilanza, il rapporto con il territorio,  di cui citiamo due passaggi particolarmente significativi a nostro giudizio, rinviando alla lettura del documento che alleghiamo e su cui  varrà la pena di soffermarci in seguito con riferimento alle diverse tematiche affrontate:


Quarant’anni di lavoro dei Servizi Psal, che oggi sono dentro i Dipartimenti di Prevenzione delle Asl, hanno prodotto su questi temi innumerevoli esperienze, con risultati molto spesso positivi o addirittura eccezionali e una gestione attenta del territorio, che – pur senza dimenticare le molte carenze, difficoltà, disomogeneità e défaillances del sistema Asl, con la progressiva caduta di risorse negli ultimi anni hanno accompagnato e sostenuto i miglioramenti significativi nelle condizioni di Ssl di questi anni, interagendo con tutti i fattori che li hanno determinati (crescita del sistema impresa, progressi tecnici e nelle conoscenze, disponibilità di soluzioni e buone prassi, leggi, vigilanza, azione sindacale, formazione, cultura, incentivi, ecc.).

L’attuale sbilanciamento del sistema istituzionale verso l’INL e la marginalizzazione di quel che resta del sistema Ssl delle Asl che proseguono a livello di politica governativa, non sembrano peraltro meritare l’attenzione di alcuno, a partire dalle stesse Regioni (avendo il Ministero della Salute già da tempo fatto la sua scelta che appare sostanzialmente dismissiva), dai partiti politici, dai sindacati dei lavoratori, dagli stakeholders fino ai cittadini”.


NOTE

[1] Accordo stipulato a seguito delle innovazioni introdotte dalla Legge 215 del 2021 al Decreto Legislativo 81,.

[2] Dpcm 211 dicembre 2007, Art. 1 comma 2

[3] Ricodiamo che, fino a poco tempo fa, l’Ispettorato del lavoro aveva prevalentemnte competenza nell’ambito del settore edile e relativamente alla sola sicurezza.

[4] Alla stesura del documento, a cura del Gruppo di lavoro Legislazione della Consulta Interassociativa Italiana per la Prevenzione, hanno collaborato: Gilberto Boschiroli – Presidente CIIP, Claudio Calabresi – SNOP, Norberto Canciani – Ambiente e Lavoro, Susanna Cantoni – Vicepresidente CIIP, Alberto Chinaglia – Esperto in materia di appalti, Graziano Maranelli – SNOP, Paolo Pascucci – Università di Urbino Carlo Bo – Olympus, Katia Razzini – UNPISI, Rocco Vitale – AIFOS.

[5] Indice del documento:

  • Considerazioni etiche
  • Primissime brevi osservazioni sull’art. 29, comma 19, del DL 19 del 2024
  • La patente a punti e la qualificazione delle imprese (art. 27)
  • La patente a punti e la formazione
  • La Lista di conformità INL e la programmazione della vigilanza dell’INL
  • Il problema degli appalti pubblici e privati
  • Il sistema dualistico dei controlli, prevenzione e non solo vigilanza, il rapporto con il territorio.

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