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Morti sul lavoro: un preoccupante aumento

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Abbiamo scelto di riprendere la pubblicazione degli articoli, dopo la pausa estiva, affrontando nuovamente il tema degli infortuni mortali: lo impongono i dati, oltre ad una diffusa disattenzione anche indotta dalla priorità che hanno assunto, ormai da alcuni anni, i temi della digitalizzazione, delle tecnologie della informazione e della comunicazione, dell’intelligenza artificiale.

Nonostante il decantato mondo delle ICT che siamo impegnati a costruire in tempi più che rapidi, sospinti anche dalle direttive comunitarie, nel nostro Paese si muore sul lavoro per le stesse cause per cui si moriva decenni orsono (cadute dall’alto, rovesciamento di mezzi, caduta di gravi dall’alto, per citare alcune tra le prime cause di morte sul lavoro). Con la differenza che adesso si conoscono molto meglio i fattori che determinano tali eventi e quindi le azioni da compiere per prevenirli. Sempre più chiaro appare fondamentalmente che le cause sono nella maggior parte dei casi più di una e che per lo più ricadono nell’ambito degli aspetti organizzativi e gestionali dell’impresa: modalità di lavoro non corrette note e tollerate, picchi lavorativi che comportano disattenzione alle misure di sicurezza, formazione formale e non aderente ai rischi reali che lavoratori e lavoratrici incontrano nelle attività quotidiane.

La pubblicazione da parte dell’INAIL negli open data delle denunce [1] di infortunio e malattia professionale, relative ai primi sette mesi del 2022, ci offre la possibilità di riflettere sull’andamento degli eventi relativi alla sicurezza.

Gennaio-Luglio 2022
Infortuni sul lavoro 441.451 (+41,1% rispetto allo stesso periodo del 2021)
Infortuni mortali 569 (- 16,0% )
Malattie professionali 36.163 (+6,8%)

Per quanto riguarda gli infortuni in generale l’incremento rispetto al medesimo periodo del 2021 riguarda sia i casi avvenuti in occasione di lavoro +43,6% (dai 273.282 del 2021 ai 392.516 del 2022), sia di quelli in itinere che presentano un aumento del 23,9% (da 39.480 a 48.935).

I settori lavorativi sono stati interessati dagli eventi infortunistici (nei primi sette mesi) secondo lo schema seguente:

Industria e servizi +38,8%(dai 265.499 casi del 2021 ai 368.545 del 2022),
Agricoltura -4,2% (da 15.450 a 14.798)
Conto Stato +82,7% (da 31.813 a 58.108)
Sanità e assistenza sociale +143,4%
Trasporto e magazzinaggio +137,1%
Attività dei servizi di alloggio e di ristorazione +85,2%.

Mentre i territori presentano un incremento secondo lo schema seguente:

Sud +58,1%
Isole +54,3%
Nord-Ovest +48,6%
Centro +44,0%
Nord-Est (+23,6%)

La Campania (+105,5%), la Liguria (+69,6%) e il Lazio (+66,6) sono le regioni con i maggiori aumenti percentuali. Non presentano differenze significative i dati relativi alla componente maschile e a quella femminile, ai lavoratori italiani e ai lavoratori stranieri.

Val la pena invece riflettere sui dati degli infortuni mortali seguendo, in questo caso, l’input dell’Osservatorio sicurezza sul lavoro di Vega Engineering [2] relativamente ai soli infortuni mortali occorsi in occasione di lavoro con esclusione di quelli in itinere. Abbiamo visto che il dato fornito dall’INAIL ad una lettura superficiale indica una diminuzione del 16,0% degli infortuni mortali: da 677 nel 2021 a 569 nel 2022.

“Ma, come vedremo, la flessione è dovuta ai numerosi infortuni mortali per covid registrati nel 2021, quasi del tutto assenti nel primo semestre del 2022.

Il peso degli ‘infortuni mortali sul lavoro per covid’ nelle statistiche: analizzando nel dettaglio i dati, infatti, si scopre che nel primo semestre del 2021 gli infortuni mortali per Covid erano 367 su 538, cioè il 68%, mentre nello stesso periodo del 2022 gli infortuni mortali per Covid sono solo 11 su un totale di 463, ovvero solo il 2%.

‘Ripulendo’ quindi i dati sugli infortuni mortali e considerando solo quelli ‘non Covid’, emerge che, con riferimento al primo semestre dell’anno, le morti in occasione di lavoro sono passate dalle 171 del 2021 alle 452 del 2022 con un allarmante incremento del +164%!

Questo dato, stimato e non preciso a causa delle modalità con cui vengono realizzate le statistiche e validati i dati, evidenzia tuttavia la rilevante differenza del peso del fenomeno Covid tra il 2021 e 2022, spiegando così la diminuzione degli infortuni mortali di quest’anno”. [3]

Di interesse (e pienamente condivisa in precedenti articoli) anche la riflessione proposta dall’Osservatorio in merito allo scarso valore indicativo che hanno i dati relativi al numero assoluto degli infortuni mortali sul lavoro. Significativo l’esempio della Lombardia che è la regione con un maggior numero di eventi mortali ma che è anche la regione con la più numerosa popolazione lavorativa: se consideriamo quest’ultimo fattore la Lombardia scende infatti agli ultimi posti della classifica regionale (17°).

“Se ‘pesiamo’ il numero di infortuni mortali rapportandolo con la popolazione lavorativa di ogni regione otteniamo l’indice di incidenza della mortalità, un dato che consente di confrontare il fenomeno infortunistico tra zone (ad esempio regioni) differenti.

In sostanza, questo indice è veramente rappresentativo del fenomeno infortunistico di ogni regione perché è calcolato dal rapporto degli infortuni mortali rispetto alla popolazione lavorativa regionale.

Sulla base del calcolo dell’indice di incidenza della mortalità si ottiene una classifica del fenomeno infortunistico nelle regioni molto diversa dalla precedente”.

A conferma di quanto sopra le tabelle seguenti:

Infortuni mortali: i numeri assoluti

Classifica delle Regioni italiane in base al numero di infortuni mortali registrati dal 1 gennaio 2022 al 30 giugno 2022.

Infortuni mortali: l’indice di incidenza

 

  1. Lombardia (60)
  2. Veneto, Emilia Romagna (39)
  3. Lazio (35)
  4. Toscana (34)
  5. Campania (32)
  6. Piemonte (31)
  7. Sicilia (27)
  8. Puglia (26)
  9. Trentino Alto Adige (19)
  10. Calabria, Marche (14)
  11. Sardegna (10)
  12. Umbria (9)
  13. Abruzzo (7)
  14. Liguria (5)
  15. Valle d’Aosta (4)
  16. Molise (3)
  17. Basilicata, Friuli Venezia Giulia (2)

 

  1. Valle d’Aosta
  2. Trentino Alto Adige
  3. Molise
  4. Calabria
  5. Umbria
  6. Marche
  7. Toscana
  8. Puglia
  9. Sicilia
  10. Campania
  11. Emilia Romagna
  12. Veneto
  13. Sardegna
  14. Piemonte
  15. Lazio
  16. Abruzzo
  17. Lombardia
  18. Basilicata
  19. Liguria
  20. Friuli Venezia Giulia

Come si può vedere le due tabelle presentano notevoli differenze nella classificazione delle Regioni maggiormente a rischio: la Val D’Aosta sale al primo posto poiché il fenomeno infortunistico in questa regione, che ha 4 infortuni su 52.741 occupati, è maggiore rispetto a quello della Lombardia che ha 60 infortuni su 4.332.516 occupati e che secondo la classifica calcolata con l’indice di incidenza va invece ad occupare uno degli ultimi posti.


NOTE

[1] Si tratta di denunce quindi di dati non consolidati, che necessitano di concludere ”l’iter amministrativo e sanitario relativo a ogni denuncia”.

[2] Di recente pubblicazione: ”Elaborazione Statistica degli Infortuni Mortali sul Lavoro, Anno 2022: aggiornamento al 31/07/2022 (sulla base dei dati Inail)”.

[3] Osservatorio Vega Engineering, New del 31 Agosto (https://www.vegaengineering.com/).

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