L’Europa deve adattarsi all’invecchiamento della sua forza lavoro

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fonte: Eurofound
articolo di Karel Fric e Franz Ferdinand Eiffe


Con il calo dei tassi di natalità nel continente e l’invecchiamento della popolazione, i responsabili politici si trovano ad affrontare l’urgente compito di trattenere i lavoratori esperti e di adattare i luoghi di lavoro alle esigenze di una popolazione più anziana.

L’Europa sta affrontando una significativa trasformazione demografica. La popolazione sta invecchiando, con un calo naturale compensato solo in parte dal saldo migratorio. Questo cambiamento sta creando pressione sui mercati del lavoro, minacciando carenze e mettendo a dura prova i sistemi pensionistici con il pensionamento della generazione del baby boom. Riconoscendo questo, negli ultimi due decenni i responsabili politici europei si sono concentrati sempre di più sulla promozione dell’allungamento della vita lavorativa. Ciò è in linea con i principi dell’UE che promuovono ambienti di lavoro adattabili e l’equità intergenerazionale. Le misure hanno incluso modifiche ai sistemi pensionistici, come l’innalzamento dell’età pensionabile legale nella maggior parte degli Stati membri e la limitazione dell’accesso anticipato alla pensione. L’innalzamento dell’età pensionabile si è spesso rivelato una misura politicamente controversa.

Tuttavia, prolungare la vita lavorativa è più complesso delle sole modifiche legislative. Richiede un approccio globale che tenga conto degli atteggiamenti, delle pratiche sul posto di lavoro e della qualità del lavoro per le persone anziane. Una recente analisi di Eurofound sottolinea questa complessità, esaminando le tendenze occupazionali, le disparità nella qualità del lavoro e le variazioni tra i lavoratori più anziani. L’obiettivo principale è identificare strategie efficaci per mantenere gli anziani coinvolti, esplorando i fattori abilitanti e motivanti e il ruolo che le parti interessate possono svolgere nel promuovere ambienti di lavoro adeguati all’età.

Sono stati compiuti progressi significativi. Il numero di lavoratori di età pari o superiore a 55 anni attivi nel mercato del lavoro è aumentato costantemente, passando da 24 milioni nel 2010 a oltre 40 milioni entro il 2024. Il tasso di occupazione per questo gruppo è aumentato di oltre 20 punti percentuali tra il 2010 e il 2024, trainato dalle riforme pensionistiche, dall’aumento dell’aspettativa di vita e da un migliore stato di salute.

Ciò nonostante, persistono delle sfide. I lavoratori più anziani corrono un rischio maggiore di disoccupazione di lungo periodo, con un tasso di 13,5 punti percentuali superiore a quello dei lavoratori a metà carriera. Una volta disoccupati, impiegano più tempo a trovare una nuova posizione, evidenziando potenziali rigidità e pregiudizi del mercato del lavoro. La quota di lavoratori anziani rimasti presso lo stesso datore di lavoro è aumentata dal 44% nel 2010 al 57% nel 2022, riflettendo le riforme pensionistiche e la maggiore rigidità del mercato del lavoro. Tuttavia, permangono significative disparità di genere nella permanenza al lavoro, in particolare in alcuni Stati membri orientali dell’UE e in Austria.

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