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La promozione della salute nei luoghi di lavoro. Parliamo di alimentazione.

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Torniamo con interesse a parlare di promozione della salute nei luoghi di lavoro prendendo spunto da un’iniziativa dell’INAIL e dai contenuti dei Piani di prevenzione di due Regioni, prese ad esempio per la buona progettazione delle attività di Workplace Health Promotion (WHP). Si tratta di un tema che, nonostante sia elemento centrale del Piano nazionale prevenzione 2020-2025 e quindi oggetto della pianificazione regionale, non riceve un’adeguata attenzione dal punto di vista della comunicazione e dell’informazione in merito alle azioni realizzate. Al tema si è tuttavia fatto riferimento, nel novembre scorso a Bologna, nel corso delle iniziative promosse nell’ambito di Ambiente e lavoro, XXII Salone della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro.

Alimentazione al lavoro: un possibile modello di intervento

La scorretta alimentazione è un fattore di rischio modificabile e prevenibile che può portare all’insorgenza o al peggioramento di alcune malattie croniche non trasmissibili. Le abitudini alimentari sono profondamente influenzate dai fattori socio-economico-culturali nonché dalle condizioni psico-fisiche individuali che incidono a loro volta sulla qualità della vita. [1]

L’Organizzazione internazionale del lavoro (Ilo) sottolinea un ulteriore aspetto sostenendo che la pratica di una corretta alimentazione interessa direttamente anche l’impresa perché

“…un regime alimentare troppo povero o un’alimentazione troppo ricca sul luogo di lavoro può provocare una perdita di produttività del 20% e, a monte di modesti investimenti per migliorare l’alimentazione sul lavoro, le ricadute in termini di riduzione dei giorni di malattia e degli infortuni sul lavoro sarebbero notevoli”.

Il Progetto di ricerca-intervento promosso dall’INAIL relativo alla “prevenzione alimentare sul lavoro” ha come obiettivo di indurre cambiamenti nelle abitudini alimentari delle persone sia sul lavoro che nella vita. Vengono quindi indagati sia i fattori soggettivi, che determinano tali abitudini alimentari (livello di conoscenza, credenze, opinioni e atteggiamenti personali, percezione del rischio, comportamento), sia ambientali (strutturali e organizzativi). A tal fine è stato elaborato un modello di intervento il cui utilizzo può essere agevolmente esportato ad altre imprese e a settori diversi.

Il progetto gestito dalla Direzione generale INAIL di Roma ha interessato 289 lavoratori (36,08%) e 512 (63,92%) lavoratrici per un totale di 801 addetti.

Le 8 fasi del modello di intervento
  1. programmazione: costituzione di un gruppo di lavoro multidisciplinare interno (previa autorizzazione del direttore generale, sentiti i sindacati e il datore di lavoro) per verificare il rispetto degli obblighi normativi e per valutare la situazione logistico/organizzativa esistente
  2. pianificazione: sviluppo di un progetto e cronoprogramma con le fasi da attuare e gli interventi da realizzare, le risorse necessarie (umane, strumentali, strutturali, economiche e temporali)
  3. attuazione: comunicazione interna dell’intero percorso operativo, scelta degli strumenti di valutazione (questionario, focus group, colloqui individuali, incontri di gruppo, check-list di gradimento, questionario per la valutazione del benessere generale) e scelta degli strumenti informativi e comunicativi
  4. raccolta ed elaborazione dei dati
  5. valutazione dei risultati
  6. valutazione delle modifiche migliorative
  7. monitoraggio nel tempo
  8. validazione e diffusione della buona pratica.
Strumenti per l’indagine

Utilizzo di un Questionario con 66 domande a risposta multipla volto ad indagare diverse aree relative ad aspetti individuali e ambientali che possono avere un’incidenza sul comportamento alimentare. 213 lavoratori hanno compilato il Questionario e 109 hanno dato la loro disponibilità a partecipare ai focus group condotti sotto la supervisione di uno psicologo del lavoro (facilitatore/attivatore), in presenza di un nutrizionista e un medico del lavoro (osservatori).

L’indagine condotta dall’INAIL risulta di utilità non solo per l’individuazione di soluzioni pratiche finalizzate a migliorare le condizioni del servizio di ristorazione a livello aziendale, ma soprattutto per la possibilità offerta ai lavoratori e alle lavoratrici interessate di indagare, anche con il supporto di esperti nel campo, sulle personali abitudini alimentari e sui fattori che le determinano, identificando positività e criticità.

Tra le proposte emerse

  • messa a disposizione di aree dedicate e opportunamente attrezzate alla pausa pranzo
  • disponibilità di maggiore varietà/qualità di prodotti e alimenti nei distributori automatici, al bar interno e a mensa, specialmente per coloro che soffrono di intolleranze alimentari o devono seguire una dieta specifica
  • fruizione di materiale informativo.

Di seguito due esempi, relativi alla Regione Veneto e alla Regione Emilia Romagna, che prendiamo in esame per un approfondimento in merito alla programmazione nei Piani regionali di prevenzione delle azioni in tema di promozione della salute, in conformità con il Piano nazionale prevenzione. Le interessanti attività presentate dai due Piani regionali dimostrano come, pur non essendoci un’adeguata eco di tali iniziative su piano nazionale, nei territori esse vengono attuate e con livelli di eccellenza. Vi sono ulteriori esempi regionali: li proporremo nei prossimi mesi.

Regione Veneto

La Regione [2] ha applicato con successo, nella vigenza del precedente Piano di prevenzione, dei protocolli di Workplace Health Promotion (WHP) con la collaborazione del medico competente delle aziende interessate:

  • uno studio, che ha coinvolto 5.500 lavoratori di aziende pubbliche e private delle province di Padova e Venezia, ha dimostrato che l’applicazione di protocolli educativi riguardanti stili di vita, dieta e attività fisica sul luogo di lavoro ha ridotto del 24% il rischio di malattie cardiovascolari
  • un’altra esperienza  ha coinvolto 167 operatori sanitari di un ospedale pubblico della provincia  di Padova l’intervento su attività fisica e  abitudini alimentari  ha dato risultati significativi su importanti parametri come BMI (indice di massa corporea), circonferenza addominale, colesterolemia e pressione sanguigna
  • nella provincia di Verona sono stati messi in atto numerosi interventi tra cui il progetto Un anno in movimento. Idee per un nuovo modo di fare attività fisica;  mentre il progetto Valutazione della prevalenza della sindrome da apnee notturne (OSAS), della sonnolenza diurna e del possibile stress alla guida a essa conseguente negli operatori di esercizio, realizzato in un’azienda di trasporti, ha permesso di acquisire consapevolezza sui rischi e sulle possibilità di prevenzione delle problematiche di salute legate all’Osas, sulle ricadute che queste possono avere sull’attività lavorativa in un azienda di questo settore
  • in un altro progetto, denominato Amo il corpo: lo conosco, lo proteggo con le tecniche di esercizio muscolare, sono state organizzate sessioni di ginnastica posturale e di pilates, con l’obiettivo di educare il personale all’allenamento corretto per prevenire e contrastare i sintomi derivanti da posture incongrue e/o movimenti ripetitivi.

Il Piano regionale in corso prevede il proseguimento delle azioni di Whp mediante Accordi intersettoriali (anche regionali), finalizzati alla diffusione/sviluppo e sostenibilità del programma Whp, azioni formative volte sia ai soggetti istituzionali(Operatori dei servizi) che aziendali (Medici competenti); inoltre si assume come obiettivo la definizione e pubblicazione di un Documento regionale di pratiche raccomandate e sostenibili, entro il 2022, documento che dovrà descrivere le Pratiche proposte alle aziende/Pubbliche Amministrazioni/Aziende sanitarie e ospedaliere e che verrà aggiornato annualmente.

Nel sito dell’Azienda ULSS9 Scaligera (Verona) sono comunque già disponibili le buone prassi messe in atto dalle aziende del territorio, la rete provinciale di imprese che promuovano la salute negli ambienti di lavoro, e i progetti per la promozione della salute [3].

Regione Emilia Romagna

Il Piano regionale prevenzione della Regione Emilia Romagna prevede di “rafforzare la rete di aziende che promuovono salute co­struita in regione, a partire dal Piano regionale 2015- 2019, con la collaborazione dei medici competenti che operano sul territorio formati alla conduzione di interventi di counselling motivazionale con l’approccio del modello transteorico del cambiamento”.

I dati relativi ai lavoratori che hanno partecipato ai progetti regionali sulla promozione della salute indicano le seguenti condizioni di rischio:

  • il 41% è parzialmente attivo e il 16% sedentario
  • il 23% dei lavoratori che ha partecipato al progetto fuma
  • il 64% dei lavoratori intervistati consuma alcolici.

Azioni che si intende attuare:

  • Predisposizione di un Documento regionale delle prati­che raccomandate e sostenibili in tema di adozione di sani stili di vita nei luoghi di lavoro.
  • Conclusione di accordi formalizzati intersettoriali fi­nalizzati a diffusione/sviluppo e sostenibilità del Pro­gramma WHP con un ente/organizzazione in rappresentan­za degli stakeholder coinvolti.
  • Predisposizione di un programma regionale di forma­zione al counselling breve rivolto ai medici competenti.
  • Realizzazione di percorsi per il coinvolgimento delle aziende private/PA all’adozione di interventi che pro­muovono sani stili di vita.
  • Mantenimento di percorsi per il coinvolgimento delle Aziende Sanitarie/Ospedaliere all’adozione di inter­venti che promuovono sani stili di vita.
  • Progettazione e produzione di strumenti/materiali per iniziative di marketing sociale.
  • Promozione di sani stili di vita nelle donne che lavora­no, con particolare riferimento alla predisposizione di programmi volti ad aumentare l’attività fisica e la cor­retta alimentazione.

NOTE

[1] “Alimentazione al lavoro: un possibile modello di intervento”, INAIL 2022

[2] Piano regionale della prevenzione 2020-2025, punto 3.3.3.3 Declinazione a livello regionale del Programma Whp.

[3] https://spisal.aulss9.veneto.it/Buone-prassi-nella-provincia-di-Verona.

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