Repertorio Salute

repertorio salute OPRAS organismo paritetico ambiente e sicurezza

Indagine sui fattori di rischio cancro in Europa

fattori di rischio cancro in europa pexels-michelle-leman-6798566
Secondo i dati disponibili il cancro causa il 53% di tutti i decessi lavoro-correlati nell’UE e in altri paesi sviluppati [1].

È stata avviata, nel corso di questo mese, l’indagine dell’Agenzia europea per la sicurezza sui fattori di rischio del cancro in Europa, con l’obiettivo di approfondire le conoscenze sui fattori responsabili della maggior parte delle esposizioni:

Migliaia di lavoratori in sei paesi sono invitati a rispondere a domande riguardanti le loro attività quotidiane e inerenti al loro lavoro attuale.

Mediante il sondaggio si intende analizzare tanto il numero dei lavoratori esposti che le condizioni di esposizione, con particolare riferimento a sostanze come l’amianto, il benzene, il cromo, gli scarichi del motore diesel, il nichel, la polvere di silice, le radiazioni UV, la polvere di legno e altre sostanze. Ricordiamo che obiettivo dell’indagine è raccogliere informazioni per poter avviare campagne di sensibilizzazione e definire politiche di prevenzione coerenti con i reali rischi di esposizione, ma verrà preso in considerazione anche l’eventuale aggiornamento delle legislazione europea di merito, per quanto riguarda

la preparazione di eventuali future proposte di modifica della direttiva sulle sostanze cancerogene, mutagene e reprotossiche.

Le fasi dell’indagine svolte
2017

 

Studio di fattibilità  di un’indagine basata sull’Occupational Integrated Database Exposure Assessment SystemOccIDEAS, strumento utilizzato per un’analoga indagine australiana.
2020

 

Lavori preparatori per studiare i paesi oggetto dell’indagine iniziale, predisporre la metodologia e adattare il modello australiano (OccIDEAS). al contesto europeo.
Le fasi d’indagine in corso
2021 e 2022

 

Nella primavera scorsa è stato effettuato un test pilota.

L’indagine  sul campo si sta svolgendo e occuperà i mesi dal settembre 2022 al gennaio 2023.

Intervistatori sono stati appositamente formati.

25.000 questionari vengono proposti a lavoratori contattati telefonicamente.

Le conclusioni
2023 e 2024

 

La pubblicazione dei primi risultati è prevista per la fine del 2023.

L’Agenzia pubblicherà anche una relazione che descrive la metodologia innovativa. I risultati dell’indagine saranno completati con analisi secondarie che prevedono studi approfonditi su argomenti specifici.

In seguito alla valutazione di questa prima fsase, si deciderà in merito all’estensione dell’indagine ad altri paesi e fattori di rischio.

Per quanto riguarda  la  metodologia utilizzata va evidenziato che l’indagine sarà rivolta a registrare la descrizione dei compiti da parte dei lavoratori, i dati raccolti verranno quindi analizzati utilizzando un’applicazione web-based per la valutazione delle esposizioni professionali che consente di collegare le descrizioni dei compiti alle esposizioni note e presenti durante tali compiti.

L’indagine sarà inizialmente svolta in un numero limitato di Paesi (Finlandia, Francia, Germania, Ungheria, Irlanda e Spagna) che sono considerati tuttavia rappresentativi dell’insieme dei paesi europei. I lavoratori intervistati sono in media 3.000 per ogni paese.

L’attività di ricerca è supportata da gruppi di esperti nazionali: un gruppo di esperti in ogni paese verifica l’adattamento del questionario al contesto nazionale. Gli esperti, principalmente igienisti del lavoro, controllano l’adeguamento dei termini tecnici, verificano la traduzione nella lingua del loro paese e valutano la necessità dell’introduzione di un numero limitato di nuove domande, se necessario. L’Agenzia  coordina i gruppi per garantire la comparabilità tra i paesi.

Nell’accogliere con interesse l’impegno dell’Agenzia, in merito all’indagine sui fattori di rischio connessi al cancro professionale, non possiamo tuttavia tralasciare di  ricordare quanto dimostrato da  alcuni ricercatori che, collaborando con la Confederazione europea dei sindacati, hanno raccolto testimonianze ed esperienze e  realizzato una recente pubblicazione [2] in cui si evidenziano le attuali carenze delle politiche di prevenzione  e come la lotta contro il cancro ha ancora molta strada da percorrere, avendo incontrato e incontrando notevoli resistenze.

Il legame tra cancro e condizioni di lavoro è stato riconosciuto e ampiamente documentato nella letteratura scientifica per più di due secoli e la presenza di diverse centinaia di agenti cancerogeni è stata trovata nei luoghi di lavoro. I livelli di esposizione a questi agenti sono una delle principali fonti di disuguaglianza sociale nella salute…

Inoltre

Doppi standard” regolano le condizioni di vita e quelle di lavoro “portando ad una situazione paradossale  in cui ci viene  offerta una migliore protezione  in termini di ciò che mangiamo e di ambiente  che ci circonda che in termini  di lavoro che facciamo.
Vi è una necessità urgente di misure di prevenzione primaria non dipendenti da comportamenti individuali e che sradichino il rischio concentrandosi su gruppi ad alto rischio.

I ricercatori sottolineano inoltre come:

  • il periodo di latenza tra esposizione e insorgenza della malattia faccia ricadere i costi della mancata prevenzione sul sistema sanitario sui lavoratori e sulle loro famiglie, salvando di fatto  le aziende che quindi sono meno interessate alla prevenzione rispetto ad altre malattie meno invalidanti ma che colpiscono i lavoratori in attività;
  • gli indennizzi riguardano un numero molto limitato di tumori poiché il numero delle neoplasie riconosciute come patologie professionali rappresenta una piccolissima frazione del totale dei tumori legati al lavoro;
  • questa condizione di mancati riconoscimenti peggioreranno per i gruppi di lavoratori in condizioni di lavoro precario come il personale impiegato in modo temporaneo e i lavoratori migranti e stagionali.

Di particolare interesse inoltre quanto i ricercatori affermano proprio sul difficile percorso che collega ricerca e attuazione di misure preventive coerenti:

Le nuove conoscenze promuovono la ricerca di soluzioni preventive, ma esse saranno prodotte solo se rivendicate dalla società, ad esempio dai lavoratori che lottano per proteggere la propria salute.
In un mondo ideale, il processo potrebbe assomigliare a questo: allarmi iniziali riguardanti l’incidenza dei tumori collegati all’esposizione professionale portano alla raccolta sistematica di conoscenze, come base per misure relative alla prevenzione che alla fine vengono generalizzate e trasformate in legislazione integrata da controlli e sanzioni efficaci. In pratica, tuttavia, il processo è molto meno lineare e molto più conflittuale. La produzione e la sistematizzazione delle conoscenze e la loro applicazione a livello decisionale normativo comportano tutte un riesame della disparità di distribuzione della ricchezza e del potere all’interno della società, il che significa che l’intero processo, oltre ad aspetti specifici come le campagne per la salute sul lavoro o le scelte politiche relative alla regolamentazione del rischio, sono politicamente fragili.

Particolarmente significativi, a conferma di quanto sopra, gli esempi presentati dai ricercatori relativi alla durissima battaglia internazionale per il riconoscimento della cancerogenicità della diossina [3], del  glisofato, e prima ancora dell’amianto, considerando anche come la “ricerca finanziata dalle industrie” sia per lo più finalizzata a “contestare i risultati dei ricercatori indipendenti”.

In sostanza il messaggio, pienamente condivisibile, ci dice che  studi e ricerche sono essenziali per impostare un piano di azione, in questo caso contro il cancro professionale, ma solo una vera volontà politica che superi gli interessi egoistici di parte,  intervenendo su più fronti (legislativo, campagne, coinvolgimento, controlli) sarà in grado di ottenere risultati soddisfacenti.

Sappiamo che nel nostro Paese il Piano nazionale prevenzione 2020-2025 richiede un impegno al livello dei Piani regionali nella lotta alle neoplasie connesse al lavoro. Alcune Asl prevedono di affrontarlo nell’ambito dei Piani mirati di prevenzione, che hanno al centro della loro modalità di intervento il coinvolgimento delle parti sociali e di tutti i soggetti dei Comitati di coordinamento regionali e provinciali, coniugando prevenzione e vigilanza mediante la produzione di materiali e offrendo percorsi formativi alle figure aziendali.

Questo sembra essere un buon punto di partenza: vorremmo avere maggiori informazioni sul  monitoraggio dell’efficacia di queste azioni territoriali.


NOTE

[1] Indagine sull’esposizione dei lavoratori concernente i fattori di rischio del cancro in Europa, EuOsha, settembre 2022.

[2] Cancro e lavoro professionale. Comprendere i tumori professionali e intervenire per eliminarli, a cura di Tony Muso e Laurent Vogel, Sindnova, Roma 2020. Traduzione di Diego Alhaique.

[3] “La storia quarantennale della letteratura occupazionale sulle diossine e la loro capacità di provocare il cancro è un drammatico esempio dell’inquinamento della scienza da parte dell’industria e dei suoi ben retribuiti consulenti”, afferma Richard Clapp nel Capitolo 3 del volume dal titolo  appunto “Inquinamento della letteratura sul cancro occupazionale”.

Lascia un commento