Trasporti pubblici: cause e responsabilità degli eventi gravi

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Fonte: People


Il 3 ottobre scorso è passato un mese dal terribile incidente che ha colpito la città di Lisbona: il deragliamento del tram storico della città, l’Elevador da Gloria che ha causato la morte di 16 persone e il ferimento di altre 21 [1]. Oltre a esprimere la nostra solidarietà alle vittime e ai loro parenti è importante ricordare che l’incidente, oltre a essere una tragedia nazionale, va considerato anche come un infortunio mortale sul lavoro.

Il Governo portoghese ha avviato un‘indagine sul tragico evento per risalire alle cause che hanno determinato la rottura di un cavo che trainava il mezzo: il cavo staccatosi dalla cabina aveva permesso che il tram scivolasse all’indietro e deragliasse uscendo dal suo percorso ordinario. Si tratta di un caso particolare perché il tram non è solo un mezzo di trasporto pubblico ma è anche un‘attrazione turistica: le vittime, infatti, sono per la maggior parte turisti stranieri. Il tram di Lisbona è diventato negli anni un simbolo della città trasformandosi da semplice mezzo di trasporto a un’attrazione di livello internazionale. Un patrimonio della città che si è trasformato, con una corsa mortale di 50 secondi, in una macchina di morte.

La Federacao dos sindacatos de trasportes e comunicacoes ha quindi, a seguito dell’incidente, espresso le condoglianze alla famiglia e ai colleghi di André Jorge Goncalves Marques (il manovratore dei freni morto nell’incidente) e ai parenti delle vittime, ma ha subito riportato al centro dell’attenzione il tema della prevenzione come condizione necessaria per evitare che tragedie simili si ripetano.

Le accuse mosse sono rivolte all’esternalizzazione della manutenzione, appaltata a un privato. La Carris, l’azienda che si occupa del trasporto pubblico nella città, aveva infatti deciso di procedere in tal senso con l’intento di ridurre i costi. Proprio questa è stata individuata dal sindacato come la causa profonda dell’incidente, mossa da scelte politiche ed economiche neoliberiste che sono costate la vita a 16 persone.

In un precedente articolo della nostra Rassegna internazionale abbiamo parlato dell’anniversario dell‘incidente ferroviario avvenuto in Grecia, sulla tratta Atene-Salonicco, che è costato la vita a 57 persone: anche in quel caso il problema individuato dai sindacati era legato all’esternalizzazione della manutenzione e del mancato ammodernamento della rete ferroviaria. Un filo rosso di sangue unisce due tra i casi d’incidente, avvenuti nei trasporti pubblici, più importanti della storia dell’UE e si chiama privatizzazione ed esternalizzazione di elementi chiave per la prevenzione. Questi avvenimenti, cosi come il caso del crollo della pensilina della stazione di Novi Sad, in Serbia (2024) che ha causato la morte di 16 persone, dimostrano la  necessità di rivedere le decisioni politiche prese a monte visto il loro chiaro impatto sulla sicurezza di cittadini e lavoratori.

Un altro tema che risulta centrale nell’analisi dell’incidente mortale accaduto il 3 settembre a Lisbona è quello dell‘utilizzo di mezzi con valenza storica e culturale: si può sacrificare la sicurezza per mantenere le macchine  originali? La risposta è ovviamente no: le nostre città, quelle che attraversiamo ogni giorno e che abitiamo, sono per lo più testimonianze storiche e opere d’arte, ma sono anche i nostri posti di lavoro. Non viviamo dentro dei musei ma nel mondo reale, la bilancia tra sicurezza sul lavoro e patrimonio artistico-culturale deve pendere verso la sicurezza. Non ci si può nascondere dietro la valenza storica delle macchine per deresponsabilizzare coloro che hanno il dovere di assicurare un posto di lavoro sicuro e salubre, specialmente quando queste macchine sono mezzi di trasporto pubblici e quindi un loro malfunzionamento si traduce in un pericolo non solo per chi vi lavora ma anche per chi ne usufruisce.

Rispetto all’eco mediatico immenso, che giustamente caratterizza eventi come questo,  sarebbe necessario fare una riflessione: è comprensibile che avvenimenti tragici di questa portata abbiano una risonanza a livello globale, però crediamo sia importante ricordare che in Europa, all’interno  delle officine e sulle impalcature dei cantieri edili, ogni giorno muoiono 9 lavoratori nel silenzio dei media (dati EU 2022)[2]. Di fronte a casi come quello avvenuto a Lisbona o alla tragedia di Tempe in Grecia (di cui abbiamo già parlato) bisogna accompagnare le condoglianze per le vittime con l’impegno a ribadire che andare a lavorare non può essere una condanna a morte.

Chiaramente i settori dei trasporti necessitano di un‘attenzione particolare però crediamo sia necessario non pensare che una vittima innocente abbia peso diverso se si trova in vacanza o sul posto di lavoro. Ci auguriamo sinceramente che le istituzioni portoghesi riconoscano le gravi responsabilità della Carris e agiscano di conseguenza: un omicidio è un omicidio, una strage è una strage che sia commessa con una bomba o scegliendo di risparmiare sulla sicurezza. Per interrompere questa catena di eventi che ci porta oggi a scrivere questo articolo, forse con toni un po’ polemici, è necessario che gli Stati dimostrino inequivocabilmente che non chiuderanno un occhio sulle responsabilità di coloro che hanno scelto deliberatamente di risparmiare sulla sicurezza. Ribadiamo la nostra vicinanza ai parenti delle vittime e a tutte le persone coinvolte, ai lavoratori del settore dei trasporti di Lisbona e al popolo portoghese.


NOTE

[1] https://people.com/cause-of-streetcar-fatal-crash-revealed-by-authorities-11805584

[2] https://ec.europa.eu/eurostat/statistics-explained/index.php?title=Accidents_at_work_statistics

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