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Speciale Infortuni e malattie professionali

Questa settimana dedichiamo uno speciale al tema degli infortuni e delle malattie professionali. Forniremo dati e punti di vista differenti, perché mai come quest’anno si è accesa la polemica sui numeri.

Da una parte ci sono i dati ufficiali di Inail. I numeri sono raccolti dall’Istituto pubblico sulla base di una metodologia largamente condivisa da altri istituti europei, che ne permette anno per anno il paragone. La critica fatta a questi dati è che riguardano solo il campo di interesse dell’ente, e cioè il gruppo di coloro che dall’Istituto assicurativo sono obbligatoriamente censiti. Chi ha altre forme assicurative, o peggio ne è privo, non rientra nel calcolo. Da qui l’avvertenza che tra i dati Inail e la realtà c’è forzatamente uno scarto.

È chiaro che la stessa critica può essere rivolta a tutti coloro che, effettuando statistiche, ricavano e presentano altre cifre. Prendiamo ad esempio l’Osservatorio indipendente di Bologna.
I dati raccolti da molti siti o associazioni lo sono quasi sempre in forma volontaristica, con pochi mezzi e con criteri scarsamente attendibili. Uno dei criteri spesso dichiarati è quello del conteggio sulla base di notizie pubblicate dalle agenzie di stampa: un criterio fortemente criticabile e incerto. I giornali a volte puntano a fare la notizia più che a documentare rigorosamente i fatti, e i dati deducibili da queste fonti non sempre sono scrupolosamente accertati per assegnare in modo certo l’infortunio a una causa lavorativa.

Comunque ci si voglia orientare (noi tendiamo a fidarci dei dati ufficiali, pur considerandone i limiti) la situazione non è rosea. La diminuzione del numero infortuni ha subito negli ultimi mesi un forte rallentamento.

Le cause sono diverse e più volte citate. È centrale che il lavoro non può essere una attività spontanea, da svolgersi con poche o nulle istruzioni, accortezze e misure di prevenzione.
Quanto si riscontra soprattutto nelle piccole o micro aziende, e in particolare nel settore edile dove più si concentrano gli infortuni, è che in questi contesti si lavora spesso con indicazioni minime, magari impartire da un lavoratore solo poco più esperto. La base è quasi sempre quella del “si è fatto sempre così” oppure “le normative sono appesantimenti disposti da burocratici che non hanno mai lavorato in un cantiere (o su un trattore o su un muletto)”.
A coronamento di questa cultura c’è la sempreverde teoria che “malgrado le attenzioni qualche volta può accadere”. Il capolavoro della rassegnazione, o come si titolava una volta, della “tragica fatalità”.

Riguardo alle cause di questo atteggiamento si riconferma purtroppo lo scarso numero di controlli, mirati, e la dispersione del tema tra forze pubbliche diverse senza un coordinamento. Ma su questo torneremo ancora.

Segnaliamo e alleghiamo lo studio di Inail su infortuni e le malattie professionali delle lavoratrici:

  

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