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L’efficacia dei piani mirati di prevenzione

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I Piani mirati sono la modalità più efficace, ad oggi sperimentata nel nostro Paese, per coniugare prevenzione e vigilanza: la risposta efficace a quanti pensano ancora che il miglioramento delle condizioni di lavoro possa dipendere del tutto (o prevalentemente) dall’aumento dei controlli (dal numero e non dalla qualità), dimenticando il tessuto produttivo nazionale (dimensione delle imprese), i nuovi rapporti di lavoro e i cambiamenti in corso nell’organizzazione del lavoro nel suo complesso.

L’ennesimo articolo che parla dei Piani mirati (Pmp)?

Sì, è vero, li abbiamo citati se non in tutti ma sicuramente in molti articoli, e in alcuni di questi li abbiamo trattati come tema centrale.

Ma non vogliamo perdere l’occasione di condividere con i nostri lettori il piacere di verificare che indirizzi e orientamenti di carattere programmatico (come il Piano nazionale di prevenzione 2020-2025) si sono trasformati in numerose e durature esperienze sviluppate su tutto il territorio nazionale e realizzate tramite la collaborazione delle istituzioni competenti a livello nazionale e territoriale.

Il Report [1] pubblicato dall’Inail, che “illustra l’approccio e i metodi che possono caratterizzare un Piano Mirato di Prevenzione”, offre l’opportunità di una visione d’insieme presentando “le esperienze condotte nell’arco di un biennio sul territorio nazionale e in diversi contesti socio economici”.

Esperienze applicative nei diversi contesti socio-economici

  • Prevenzione degli infortuni derivanti dall’utilizzo di macchine e attrezzature nel comparto metalmeccanico
  • Piano mirato di prevenzione sui rischi del settore forestale
  • Sicurezza sul lavoro nelle strutture residenziali per anziani di Trieste
  • Metodologie e strumenti di supporto alla valutazione e gestione dei rischi
  • Piano mirato di prevenzione: fonderie e lavorazione a caldo dei metalli
  • Piano mirato di prevenzione per rischio da MMC nel comparto delle aziende logistiche
  • Piano mirato di prevenzione agricoltura
  • Lavoriamo insieme per una migliore gestione della sicurezza sui motopescherecci
  • Piano mirato di prevenzione sui rischi emergenti nella filiera dell’economia circolare per la riduzione, riuso, differenziazione e smaltimento dei rifiuti
  • Comparto del legno: esposizione lavorativa a polveri di legno duro
  • Piano mirato di prevenzione in edilizia
  • Prevenzione in campo: coltivare la sicurezza
  • Piano mirato di prevenzione nella cantieristica navale

L’elenco dei Piani mirati realizzati copre ormai, dopo anni di esperienze, molti settori/attività significativi per la numerosità della popolazione lavorativa impiegata, per la rischiosità delle attività svolte, per le innovazioni introdotte nella filiera produttiva. Le azioni messe in atto possono essere esportate a contesti simili e produrre un cambiamento quasi radicale (per lo meno in alcuni territori) nelle modalità di intervento dei Servizi delle Asl, con un effetto domino in tutto il Paese nei confronti delle azioni di vigilanza al di sotto del livello considerato dai Pmp.

Obiettivo

Innalzare gradualmente, ma in un intero comparto, nel suo complesso, il livello di prevenzione e sicurezza, evitando le disparità (di controllo e di tutela) insite nella attività tradizionale di vigilanza che, seppur guidata ed orientata da corretti criteri di programmazione, rischia di toccare solo alcuni, lasciando altri esenti dal controllo (vigilanza a macchia di leopardo).

Assistenza, monitoraggio e vigilanza, verifica di efficacia: sono le tre azioni che caratterizzano il modello di intervento del Pmp nell’attività di supporto al processo di valutazione dei rischi e di organizzazione delle misure di prevenzione e protezione a livello aziendale.

Piano nazionale di prevenzione 2020-2025, macro obiettivo 5.4 Infortuni e incidenti sul lavoro, malattie professionali.

Assistenza

Le attività di assistenza presuppongono l’analisi iniziale e la progettazione dell’intervento con riferimento al contesto territoriale, da condividere quantomeno a livello del Comitato di coordinamento di cui all’art. 7 del D.Lgs. 81/2008.

  • Le fonti informative per la progettazione dell’intervento mirato, secondo i redattori del Report, possono essere:
    – determinati eventi sentinella,
    – informazioni provenienti dai flussi informativi,
    – dinamiche infortunistiche territoriali,
    – informazioni derivanti da attività di vigilanza,
    – modifiche normative,
    – emanazione di linee guida,
    – controllo di fattori di rischio,
    – programmazione di interventi di prevenzione e vigilanza locali,
    – comunicazioni dei medici competenti ecc.
  • In questa fase vengono redatti i supporti utili al processo di valutazione e gestione dei rischi (es. buone prassi, linee guida, scheda di autovalutazione, materiali per corsi di formazione, strumenti di monitoraggio dell’intervento quali questionari di percezione del rischio, ecc.) e individuati gli indicatori di efficacia dell’intervento.
  • Definito il target delle aziende da coinvolgere si avvia l’attività di informazione con lettere e seminari in cui illustrare gli obiettivi, le modalità di realizzazione del piano incluse le fasi di monitoraggio e vigilanza, i supporti al processo di valutazione e gestione del rischio e le iniziative formative che caratterizzano l’intervento”.
  • L’attività di formazione integrata è indirizzata a tutte le figure della salute e sicurezza aziendali, inclusi i consulenti, con il pieno coinvolgimento dei lavoratori ma anche delle figure di outsourcing quali ad esempio gli appaltatori e i fornitori.

Tale formazione viene sviluppata:

  • sugli strumenti per la valutazione e gestione dei rischi
  • sulla scheda di autovalutazione
  • sulla metodologia Infor.Mo, di analisi degli infortuni e dei mancati infortuni (near miss) per l’implementazione di misure migliorative
  • su aspetti di interesse territoriale (soluzioni, buone pratiche, linee guida, protocolli, ecc.)
  • sulla promozione dei sistemi istituzionali di incentivazione economica e di reinserimento lavorativo.
Monitoraggio e vigilanza
  • L’azienda attua l’autovalutazione mediante la scheda dedicata messa a punto per il Pmp. “Il processo di autovalutazione mira a verificare da un lato la propria conformità legislativa e dall’altro a stimolare una riflessione sul proprio assetto organizzativo in particolare in merito alla valutazione dei rischi, alle misure di prevenzione e protezione, alla formazione ecc.” Viene inoltre suggerito un “approccio incentrato anche sugli aspetti migliorativi allo scopo di favorire un riesame nel tempo orientato ad una efficace gestione della prevenzione in azienda”.
  • Le schede compilate vengono restituite ai Servizi delle Asl delle secondo le seguenti modalità:
    – ricezione della scheda integralmente compilata da parte dell’impresa
    – visione della scheda solo in fase di attività di vigilanza
    – ricezione di una parte specifica della scheda relativamente a misure indicate nella stessa da adottare.
  • Delle aziende coinvolte viene fatta una vigilanza a campione e vengono rilevate le soluzioni adottate. A seguito della vigilanza le violazioni riscontrate e le relative prescrizioni costituiscono ulteriore materiale informativo relativo al settore/attività oggetto del Pmp. La vigilanza può essere realizzata anche con metodologie di audit, ed è mirata alla verifica delle componenti organizzative e gestionali della salute e sicurezza aziendale ed utilizza lo strumento delle raccomandazioni. Il cui insieme “costituisce un catalogo standardizzato di supporto alle attività di verifica della rispondenza normativa implementando lo strumento delle prescrizioni”.
Verifica di efficacia
  • Il monitoraggio delle singole attività previste dal Pmp viene attuato attraverso:
    indicatori specifici sulle azioni condotte
    indicatori di sistema (a cura delle istituzioni coinvolte nel Pmp)
    indicatori a livello aziendale (a cura delle aziende che hanno partecipato al Pmp).
  • Analisi della percezione dei rischi da parte dei lavoratori tramite questionario d’indagine anonimo e distribuito con collaborazione dei Rls o delle associazioni. I questionari sono suddivisi in aree tematiche (anagrafico/lavorativa, organizzazione del lavoro, considerazioni sul lavoro, considerazioni sui rischi, informazione e formazione, aspetti di salute e infortuni), sono costituiti da domande a risposta chiusa e alcune a risposta aperta.
  • Raccolta e costituzione di un repertorio delle soluzioni attuate nelle aziende per il trasferimento e la condivisione delle misure migliorative.
  • Diffusione e restituzione dei risultati, delle soluzioni e delle misure migliorative con il coinvolgimento degli stakeholders locali e nazionali, tramite attività di reportistica, seminari e convegni.
Le Fasi del Piano mirato di prevenzione in breve
  • Progettazione dell’intervento
    - Individuazione dei punti critici rappresentativi dei principali rischi di un comparto lavorativo (ad es. situazioni alla base delle dinamiche degli infortuni gravi)
    - Individuazione delle relative misure da adottare, concrete e realizzabili
  • Stesura buone prassi con il coinvolgimento del Sistema prevenzionistico delle Aziende e/o forze sociali
  • Predisposizione della Scheda dedicata di auto-valutazione
  • Informazione alle ditte con lettere circolari e seminari
  • Autovalutazione aziendale con scheda dedicata
  • Vigilanza

NOTE

[1] I piani mirati di prevenzione per l’assistenza alle imprese: metodi, strumenti ed esperienze territoriali, Inail, maggio 2022. Coordinamento scientifico: Giuseppe Campo e Enrico Lo Scrudato (Inail - Dipartimento di medicina, epidemiologia, igiene del lavoro e ambientale), Maria Giuseppina Lecce (Ministero della salute).

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