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Violenze psicologiche e fisiche sul luogo di lavoro, una indagine europea

Fonte: ArpaER
articolo di Rolando Dubini


Pubblicato da Eurofound il report “Physical and psychological violence at the workplace”. La violenza sul posto di lavoro riguarda circa il 6% dei lavoratori europei.

Eurofound(1) ha recentemente pubblicato il report Physical and psychological violence at the workplace, Foundation Findings, relativo all’indagine periodica effettuata dall’istituto sulla violenza fisica e psicologica sul posto di lavoro. Il rapporto confronta i dati di 27 paesi e suggerisce come migliorare, offrendo spunti utili anche alle singole organizzazioni.

I risultati dell´indagine

  • La violenza psicologica e fisica sul posto di lavoro è un fenomeno sociale di rilievo che riguarda circa il 6% dei lavoratori europei. Di norma sono superiori i livelli di violenza psicologica rispetto a quelli di violenza fisica. Abusi verbali, minacce di violenza fisica e attenzioni sessuali indesiderate sono più frequenti. Le donne, in particolare le più giovani, sono le principali vittime di molestie sessuali.
  • La situazione denunciata dai lavoratori è diversa nei differenti paesi. L’esposizione a bullismo(2) o a molestie è segnalata con maggiore frequenza in Francia e Benelux, mentre più bassi sono i livelli rilevati nei paesi del sud e dell’est Europa. Il dato deve però essere interpretato e ricondotto ai diversi livelli di consapevolezza del problema e della disponibilità delle lavoratrici e dei lavoratori a parlarne.
  • L’esposizione alle varie forme di violenza è maggiore nei settori in cui è più frequente il contatto con il pubblico ed è particolarmente elevato nei settori della sanità, dell’assistenza sociale e della pubblica amministrazione
  • La violenza, sia fisica che psicologica, ha gravi implicazioni per la salute e il benessere dei lavoratori che riferiscono livelli significativamente più elevati di stress, problemi di sonno, stanchezza e depressione.
  • Anche l’esposizione alla violenza psicologica è correlata a tassi di assenteismo superiori alla media.
  • Alcune caratteristiche dell’ambiente di lavoro contribuiscono al manifestarsi di episodi di violenza; tra questi alti livelli di intensità di lavoro (tempi molto stretti, velocità di lavoro molto elevata), scadenze pressanti e continue, lavorare a diretto contatto con i clienti.
Le indicazioni per lo sviluppo di azioni e di politiche

Rilevato che alcuni settori – come la sanità e la pubblica amministrazione – sono a più alto rischio di altri, può essere opportuno prevedere interventi settoriali che tengano conto della grande forza lavoro femminile presente nei settori “ad alto rischio”. Per affrontare l’intera gamma delle cause che generano la violenza è opportuno un approccio multilivello che comprenda strategie di prevenzione primaria, secondaria e terziaria.

Tutti gli indicatori, soprattutto in relazione alla violenza psicologica, tendono ad aumentare. Questo non significa che le misure adottate fino a oggi hanno fallito, ma piuttosto che sono aumentate la consapevolezza, la sensibilità e le segnalazioni, rimaste precedentemente inespresse. Una criticità da affrontare è inoltre la mancanza di definizioni comuni di violenza sul posto di lavoro che rende difficile confrontare studi diversi.

Un altro obiettivo importante è la valutazione e il monitoraggio degli interventi proattivi, così come la diffusione di esempi di buone prassi. Valutare sistematicamente a livello europeo la ricaduta delle misure di prevenzione o di risoluzione dei casi contribuirebbe a rendere più incisiva l’azione nei singoli paesi.

Dalle statistiche emerge chiaramente che la violenza sul posto di lavoro è una grave fonte di deterioramento della salute e del benessere. Tuttavia non è possibile determinare in che misura i fattori psicosociali contribuiscono alla diffusione della violenza. Sono pertanto necessari ulteriori studi per analizzare in modo più approfondito la causa e l’effetto di un comportamento abusivo.

Si riconosce che la violenza sul posto di lavoro nasce spesso da una combinazione di fattori associati non solo con tratti della personalità ma, soprattutto, con problemi organizzativi. Il continuo cambiamento del contesto, l’aumento dei ritmi di lavoro e le incertezze in materia di occupazione possono influenzare il livello di stress e costituire un terreno fertile per la violenza sul posto di lavoro.

Nel clima economico attuale, sarebbe opportuno esplorare l’impatto del cambiamento organizzativo (ad esempio riorganizzazione o ristrutturazione) sulla violenza in ambito lavorativo. Il cambiamento organizzativo può favorire e influenzare, direttamente o indirettamente, il mobbing attraverso vari fattori di stress, come l’aumento del carico di lavoro, la precarietà dell’incarico assegnato e così via. A oggi, sono stati fatti solo sporadici tentativi per analizzare il legame tra cambiamento organizzativo e violenze sul posto di lavoro. La sfida principale è quella di anticipare l’insorgere del problema migliorando l´organizzazione del lavoro e introducendo buone pratiche di gestione del personale.

Per progettare adeguate misure di prevenzione è necessario comprendere le cause reali di violenza sul posto di lavoro. Ciò significa sviluppare un approccio scientifico proattivo sulla base di un’interazione a due vie tra conoscenze e pratiche adottate (la scienza deve informare la pratica e viceversa).
Nonostante le sfide e le questioni ancora irrisolte, si va diffondendo una visione europea condivisa del fenomeno grazie a una maggiore consapevolezza del problema, alla revisione della normativa, all´azione pionieristica dei tribunali, all’inclusione di punti specifici nei contratti collettivi, alle iniziative dell’UE e delle parti sociali.

In parallelo, il mondo della ricerca continua a indagare e monitorare il fenomeno per determinare in quale misura le differenze culturali, linguistiche e di contesto incidono nel generare violenze sul posto di lavoro.


NOTE

(1) Eurofound (Fondazione europea per il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro) è un’agenzia dell’Unione europea istituita nel 1975 per fornire conoscenze e migliorare le politiche e le decisioni nei settori del sociale e del lavoro.
(2) Il bullismo è una forma di comportamento violento che si verifica anche nei luoghi di lavoro e può includere biasimi verbali, forme scritte offensive, discriminazioni dal gruppo di pari, parole, gesti e atteggiamenti intimidatori.

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