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Lettera aperta sulla sicurezza degli edifici scolastici

Fonte: Punto Sicuro


Un lettore di Punto Sicuro ha scritto una lettera al Ministero dell’Istruzione. Ne pubblichiamo ampi stralci.

L’insicurezza è il peggior sentimento che possono provare coloro che si amano. L’insicurezza stravolge i significati e avvelena la fiducia.
(Graham Greene)

Il crollo del tetto del Liceo Ginnasio Statale “Virgilio”, una delle istituzioni scolastiche più antiche e prestigiose di Roma, ha occupato, ancora una volta, per molti giorni le pagine dei Mass Media scatenando l’immaginazione e la preoccupazione collettiva di una nota anomalia tutta italiana: la sicurezza nelle scuole. Ma oramai è normale e consueto il “silenzio assordante” che segue e la lettura della cronaca, la lettura dei vari dossier che appaiono sull’argomento, sempre gli stessi come una sorta di copia incolla, ci costringe di nuovo a chiedersi quale organizzazione e gestione sia necessaria ed indispensabile per assicurare “concretamente” la sicurezza nelle scuole a “livello nazionale” e soprattutto a “livello di singola scuola” in modo tale che si possa garantire la salute e la sicurezza sul lavoro di chi opera e soprattutto degli studenti, giorno dopo giorno.

Dall’analisi e dagli approfondimenti che sono seguiti da parte di chi scrive con amici e colleghi Dirigenti Scolastici, Responsabili del Servizio di Prevenzione e Protezione e Medici Competenti è emerso solo un bisogno: quella di una continua denuncia, giorno dopo giorno, per un auspicabile cambio di indirizzo a livello nazionale. Questo perché:

  • la sicurezza nelle scuole è e rimane un gravissimo problema “tutto” italiano dove le responsabilità, civili e penali, del Dirigente Scolastico, del Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione e del Medico Competente dipendono, per legge, dal potere decisionale e di spesa di altri Soggetti (Comuni, Provincie, Regioni, Privati, Stato, etc);
    la sicurezza nelle scuole, un problema italiano per l’indifferenza e per un “silenzio assordante”, per assicurare i necessari pieni poteri organizzativi e di spesa solo ai Presidi, negli ultimi anni chiamati Dirigenti Scolastici, in materia di salute, sicurezza sul lavoro ed ambiente, ma mai presi in considerazione dalle principali “Istituzioni” e soprattutto dai vari Ministri, pro tempore del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (MIUR), di volta in volta insediatisi;
  • perché Sindaci, Presidenti di Provincia, Presidenti di Regione e Privati sono, per legge, i veri “proprietari” degli edifici scolastici e quindi responsabili, in pieno, dal punto di vista civile e penale, delle loro omissioni;
    in quanto per contro Sindaci, Presidenti di Provincia e Presidenti di Regione invocano sempre di più, in caso di incriminazioni per lesioni o omicidio colposo, la distinzione fra “Ruolo Politico” e “Ruolo Amministrativo”, compreso il Ministro in carica, pro tempore, che invoca anche lui il suo “Ruolo Politico”. La differenza invece invocata è sostanziale perché il “Ruolo Politico”, non avendo generalmente conoscenze, competenze ed esperienze nel ruolo che svolge, tende a trasferire le responsabilità ai Funzionari/Dirigenti del “Ruolo Amministrativo” e di conseguenza il trasferimento di tale responsabilità ai Dirigenti Scolastici (Presidi) che, per contro, non hanno in concreto “pieni” poteri organizzativi e di spesa, così come richiesto espressamente dal D.Lgs. 81/2008;
  • sicurezza nelle scuole e D.Lgs. 81/2008, una legge in materia di salute, sicurezza sul lavoro ed ambiente nata, non da una necessaria urgenza di tutela dei lavoratori italiani e della salute della popolazione più in generale, ma da una urgenza di una consolidata cattiva politica e burocrazia, tutta italiana, arrivata infatti in forte ritardo a recepire le Direttive comunitarie e quindi nella conseguente fretta di emettere nel più breve tempo possibile il D.Lgs. 81/2008, per le forti pressioni della Comunità Europea, all’epoca del Governo Prodi, tramite una procedura d’infrazione contro Stato italiano, successivamente integrato dal D.Lgs. 106, dal Governo Berlusconi. Pertanto è stato molto chiaro del perché, ma anche prima del D.Lgs. 81, delle attuali carenze di salute e sicurezza, a qualsiasi livello, che producono ancora disastri, crolli, infortuni, infortuni invalidanti, malattie professionali e infortuni con esito mortale.

Riguardo alla sicurezza nelle scuole quindi si hanno, più che scelte e decisioni per i reali rischi riscontrati, e di natura “prettamente tecnica”, scelte di natura “prettamente politica” dove le priorità vertono sul cosiddetto consenso elettorale: un disastro politico ed amministrativo, tutto italiano, oltremodo consapevole, annunciato e continuo.

[…]

È superfluo ripetere i fiumi di parole che sono state scritte sulla richiesta da parte di tutti i soggetti interessati di avere più sicurezza nelle scuole, ma per presentare al meglio la “proposta” che di seguito viene illustrata si ha la necessità che sia supportata da un po’ di dati per capire tutto quello di cui storicamente è stato sempre denunciato sotto la totale indifferenza della “Politica”, delle “Istituzioni” e delle “Parti Sociali”.

Per molti anni la Protezione Civile, Cittadinanzattiva, “Impararesicuri” e Legambiente, tanto per citare alcune fonti, hanno fornito questi dati:

  • prima di tutto i dati allarmanti della Protezione Civile sul tema della sicurezza nelle scuole, i quali dicono che su 42.000 strutture scolastiche di ogni ordine e grado, 28.000 non sono a norma. Un disastro solo italiano;
  • altri dati li fornisce Cittadinanzattiva – un’organizzazione che promuove l’attivismo dei cittadini per la tutela dei diritti, la cura dei beni comuni ed il sostegno alle persone in condizioni di debolezza – che dal 2003 organizza la Giornata nazionale della sicurezza nelle scuole – con solito rito ed i soliti dati noti e ripetuti ogni anno – riconosciuta addirittura dal MIUR con la L. 107/2015. L’edizione 2017 si è svolta congiuntamente al Dipartimento della Protezione civile, con il Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca, e con il sostegno di CIA – Confederazione Italiana Agricoltori e di Apoteca Natura. Più da vicino i dati dicono: accade frequentemente di osservare su pareti e soffitti degli Edifici Scolastici la presenza di muffe, funghi e infiltrazioni di acqua che possono produrre crolli dei soffitti. Spesso, anche a seguito di segnalazioni del personale scolastico, degli studenti, dei genitori e dei cittadini, i “proprietari” come il Comune, la Provincia ed i Privati tendono a rinviare tali interventi facendo sì che la situazione si aggravi progressivamente. L’acqua è la causa principale di invecchiamento delle costruzioni, e dovrebbero destare preoccupazioni le infiltrazioni di acqua, in quanto provocano “percolazioni” (cioè il passaggio di liquidi nei materiali di costruzione che danno luogo a reazioni chimiche), in prossimità degli impianti elettrici, nei muri perimetrali e a terra. Un altro dato riguarda il fatto che la metà degli edifici scolastici italiani sono vecchi. Secondo i dati dell’Anagrafe Nazionale dell’Edilizia Scolastica diffusi dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca a Gennaio 2017, gli edifici scolastici privi del Certificato di Prevenzione Incendi o Visto di Conformità sarebbero 24.000 (57%) su circa 42.000, nidi esclusi. La normativa vigente, applicabile a tutte le tipologie di Scuole di ogni ordine e grado, regolamenta la localizzazione delle scuole (condizioni ambientali e di salubrità della zona), il dimensionamento, la morfologia dell’edificio, le condizioni di salubrità (es. illuminazione, ventilazione, micro clima, protezione dal rumore), la facilità di mobilità, le caratteristiche dei percorsi, delle aule, degli spazi ad altro uso, dei servizi igienici, degli spazi per l’educazione fisica, degli arredi, degli impianti termico, elettrico, ecc. Ma, pur se datata, la normativa è largamente disattesa per almeno un terzo degli edifici scolastici italiani.
[…]

Lo stato di “cattiva manutenzione” dell’edificio scolastico, le condizioni igienico-sanitarie critiche, l’inquinamento da traffico, il rumore, la quasi inesistente adesione ai protocolli operativi per la pulizia della aule scolastiche e della loro bonifica ambientale, le sostanze chimiche presenti nel mobilio e nelle pareti, la polvere, l’anidride carbonica fanno sì che bambini e ragazzi frequentino scuole in cui umidità, muffe, temperature non adeguate, scarsa ventilazione, servizi igienici malfunzionanti, contribuiscono all’insorgere o all’aggravarsi di malattie respiratorie. La pericolosità dell’inquinamento indoor per bambini e ragazzi è data, soprattutto, dalla durata dell’esposizione (6–8 ore al giorno) e dalla maggiore suscettibilità a tali fattori. E come comportarsi in caso di sospetta o accertata presenza di Radon. Il D.M. del 12 maggio 2016 avrebbe dovuto dare un nuovo impulso al piano per l’adeguamento delle scuole a tali norme, con scadenze differenziate per i vari adempimenti, tra i quali: l’adeguamento dell’impianto elettrico; la dotazione di un sistema di allarme; l’installazione di estintori portatili; la segnaletica di sicurezza; i controlli periodici di impianti e presidi; la larghezza delle uscite per piano; il rispetto dell’affollamento massimo per aula; l’adeguamento degli impianti; la dotazione di idranti e impianti fissi di rilevazione ed estinzione degli incendi.

[…]

Anche Legambiente con una ricerca evidenzia che 13 scuole su 100 non hanno un sistema antincendio; e il 10% delle altre non effettua le periodiche verifiche sugli impianti. Il 32% si trova a meno di un km da una fonte d’inquinamento (aree industriali, antenne, elettrodotti, discariche). 15 edifici su 100 sono a rischio amianto. Più del 10% non è stato pensato per accogliere gli studenti, e un quarto del totale avrebbe bisogno di interventi urgenti di manutenzione straordinaria. Lo studio viene realizzato interpellando le amministrazioni comunali dei 103 capoluoghi di provincia e monitorando un campione di più di seimila edifici scolastici. Il dato che emerge con più forza è quello relativo all’amianto. La presenza, nel 14,9% degli edifici monitorati, di fonti di amianto fuori e dentro le scuole mostra la gravissima inadempienza delle amministrazioni comunali cui spetterebbero le azioni di bonifica. Ma troppo spesso l’intera struttura che accoglie i nostri ragazzi è inadeguata. Basta pensare che ben un quarto degli istituti richiede interventi urgenti di manutenzione straordinaria. Il 10%, poi, occupa edifici nati per tutt’altra destinazione: conventi, caserme e abitazioni private. Niente di cui stupirsi se lo spazio di cui ogni ragazzo può godere è nella gran parte dei casi ridottissimo; circa il 20% degli studenti può contare su meno di un metro quadrato. Oppure del fatto che l’illuminazione sia inadeguata o che il 15% degli istituti sia privo di palestre. Continua a destare preoccupazione la collocazione di molti edifici: il 32% delle strutture scolastiche si trova a meno di un km da un’area industriale, da un aeroporto, da elettrodotti, da discariche o antenne per l’emittenza radio-televisiva.

La ragione di questo continuo disastro tutto italiano la descrive molto bene la  “Commissione Parlamentare di inchiesta sul fenomeno degli infortuni sul lavoro e delle malattie professionali, con particolare riguardo al sistema della tutela della salute e delle sicurezza nei luoghi di lavoro” che, tramite il complesso delle audizioni e degli atti istruttori compiuti, ha dimostrato come “la superficialità dei controlli, l’incuria e la trascuratezza della Pubblica Amministrazione insieme a lungaggini burocratiche e confusioni su competenze amministrative”, protrattesi per decenni, hanno aggravato gli effetti delle condizioni generali “in spregio a qualsiasi tutela dell’ambiente e della salute dei lavoratori ed il persistente gravissimo pericolo per la salute della popolazione che non può consentire dilazione alcuna da parte delle autorità competenti”.

[…]

Ma, perché avviene tutto questo, e perché ancora tutte queste problematiche emergono in tema di sicurezza nelle scuole?

Il “Dirigente Scolastico”, il Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione ed il Medici Competente hanno le mani legate, non possono intervenire concretamente, in particolare il “Dirigente Scolastico” per la oggettiva impossibilità di non avere pieni poteri di spesa (ex art. 2 lettera b) D.Lgs. 81/2008) in una situazione oggettiva di emergenza che può verificarsi – come nel caso del crollo del tetto del Liceo Ginnasio Statale “Virgilio” di Roma per la risaputa mancanza di interventi e di una carenza cronica di manutenzione preventiva e programmata – per mancanza di fondi, dipendenti invece dai veri “proprietari” delle strutture scolastiche, e cioè dai Comuni per le scuole dell’infanzia, primaria e secondaria di I grado, dalle Province per le scuole secondarie di II grado, da soggetti Privati e dallo stesso Stato, di volta in volta estranei e lontani dalle problematiche della sicurezza nelle scuole, come dimostrano invece i continui crolli dovuti a mancanza di manutenzione.

Il Comune o la Provincia o il Privato o lo Stato come “proprietari” devono garantire:

  1. gli interventi di manutenzione ordinaria, come il rifacimento dell’impianto elettrico, la sostituzione dei sanitari e della caldaia, la riparazione e la sostituzione di infissi e le recinzioni, le grondaie; la tinteggiatura, ecc.;
  2. gli interventi di manutenzione straordinaria come le opere e le modifiche per rinnovare e/o sostituire parti, anche strutturali degli edifici, e come realizzazione servizi igienici e tecnologici, lo spostamento tramezzi, l’allargamento delle porte, l’installazione degli ascensori;
  3. tutti gli interventi di risparmio energetico;
  4. gli interventi di ristrutturazione edilizia; le certificazioni e i collaudi per il funzionamento degli edifici come l’agibilità, il collaudo statico, gli impianti elettrici, gli impianti idraulici, la verifica di vulnerabilità sismica, la certificazione igienico-sanitaria (rilasciata dalla ASL), la certificazione di conformità antincendio (rilasciata dai Vigili del Fuoco), gli ascensori, ecc., con i relativi rinnovi. Ma nulla di tutto questo avviene nelle previste modalità riguardanti interventi preventivi e programmati rispetto alle indicazioni fornite dal Documento sulla Valutazione dei Rischi elaborato dal Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione in parallelo al Medico Competente per quanto riguarda la necessaria sorveglianza sanitaria.

È nota anche un’altra anomalia, dove solo il Sindaco può decretare la chiusura (e la riapertura) di una Scuola o di tutte le scuole presenti sul territorio comunale per motivi di sicurezza, mentre il Dirigente Scolastico, oltre agli adempimenti specifici, è responsabile “solo” dell’evacuazione in caso di emergenza. Un assurdo italiano dove il Dirigente Scolastico che vive la realtà della “sua” scuola, giorno dopo giorno, consapevole dell’alto rischio, supportato dal parere di un consulente specializzato come il Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione e dal Medico Competente, non può decidere autonomamente la chiusura della scuola in caso di acclamata emergenza o urgenza, come nel caso di un potenziale crollo previsto ed annunciato da tempo dal Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione, causa di una cattiva e/o una mancanza di  manutenzione per tanti anni da parte del Comune, della Provincia, della Regione, dei Privati e dello Stato, per mancanza di soldi (caso del crollo del tetto del Liceo Virgilio di Roma del 7 Ottobre 2017 e di tante analoghe situazioni di disastri ed infortuni, anche con esito mortale).

Un groviglio quindi di competenze dove la sicurezza nelle scuole, nel suo complesso, ne risente a “livello nazionale” e a “livello di singola scuola”, sotto l’indifferenza della “Politica”, del “Sistema Istituzionale” e delle “Parti Sociali”.

In conclusione: la proposta.

A “livello di singole Scuole” la responsabilità deve essere “solo” del Dirigente Scolastico al quale bisogna però dare pieni poteri decisionali e di spesa per la sicurezza della scuola, così come richiesto espressamente dal D.Lgs. 81/2008, come anche fondi in linea con le anomalie descritte e dettagliate nel Documento sulla Valutazione dei Rischi elaborato dal Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione in parallelo al Medico Competente a supporto e in stretto collegamento con il “Dirigente Scolastico”.

A “livello nazionale” invece occorre una precisa volontà politica riguardante il fatto che il “proprietario” di tutte le Strutture Scolastiche di ogni ordine e grado – cioè le attuali 42.000 strutture pubbliche – sia “esclusivamente” il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (MIUR) che consentirebbe, per l’interesse comune, una “centralizzazione” di tutta la materia e di conseguenza organizzare e gestire, dal centro, la “vera” sicurezza nelle scuole per sopperire alla disastrosa organizzazione degli attuali “proprietari”, come Comuni, Provincie, Regioni, Privati, Stato.

Semplice? No, complicatissimo in Italia, per la scarsa cultura, competenza e conoscenza in materia di “Salute, Sicurezza sul Lavoro ed Ambiente” (ex D.Lgs.81) e come già fatto cenno di un “silenzio assordante” della Politica, della Pubblica Amministrazione, dei Soggetti Istituzionali e delle Parti Sociali, un ossimoro che descrive molto bene la storica situazione in merito alla sicurezza nelle scuole italiane.

Donato ERAMO

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