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L’effetto delle politiche di prevenzione sulla salute dei lavoratori

Il 27 ottobre del 2015 si svolse a Milano, promosso da diverse associazioni, un convegno dal titolo A 20 anni dalla 626/1994: quali risultati possiamo valutare?.

Vogliamo ripubblicare oggi uno degli interventi che si tennero in quella occasione, dal titolo Registri e sorveglianze disponibili in Italia per valutare i risultati di salute nei luoghi di lavoro, tenuto da Angelo d’Errico (Servizio Sovrazonale di Epidemiologia ASL TO3). L’intervento, benché risalga a due anni fa, pone problematiche e propone soluzioni ancora attuali.

Il punto di partenza dell’intervento è che

mentre i dati INAIL rappresentano abbastanza bene il fenomeno e l’andamento degli infortuni sul lavoro, nonostante i problemi di sottonotifica e la mancanza di denominatori affidabili, questo non è vero per le malattie professionali. Infatti sottonotifica, cambiamenti nel tempo della normativa, della condotta dell’INAIL nel riconoscimento di MP e dell’azione di notifica dei patronati (oltre a differenze geografiche nei comportamenti) rendono difficile l’interpretazione dell’andamento e della distribuzione delle MP”. Mentre per poter valutare l’impatto delle politiche normative sulla salute dei lavoratori “in teoria servirebbero informazioni sul loro stato di salute nel tempo in termini di incidenza di malattie professionali e di malattie correlate al lavoro nella popolazione occupata nelle diverse aziende, settori produttivi, occupazioni, aree geografiche, esposizione a rischi, …

Le principali informazioni disponibili in Italia per la sorveglianza dei rischi e della salute occupazionale, oltre a quelli forniti da INAIL, sono:

  • sull’unità produttiva: quelle prodotte dai datori di lavoro, e dai loro consulenti RSPP e MC, per ottemperare a obblighi di legge (Documenti di valutazione del rischio, Registri di esposizione a cancerogeni, Dati aggregati di rischio dei lavoratori sottoposti a sorveglianza sanitaria);
  • sulla popolazione generale occupata: quelle ottenute in survey nazionali campionarie sulla popolazione generale (indagini sulle condizioni di lavoro ISTAT; indagini multiscopo sulla salute ISTAT; indagine nazionale INAIL sulla salute e sicurezza sul lavoro – INSULA).
  • i registri di esposizione a cancerogeni e i dati aggregati di rischio dei lavoratori sottoposti a sorveglianza sanitaria.

Per rendere utilizzabili questi dati è essenziale che la loro raccolta

avvenga attraverso sistemi standardizzati via web, che siano facilmente accessibili e interrogabili, cosa che può essere realizzata solo dall’emanazione di norme sull’implementazione di queste fonti di dati da parte delle aziende.

Un secondo intervento potrebbe realizzarsi integrando i flussi INAIL su infortuni e MP con i dati della sorveglianza sanitaria da parte di INAIL, insieme alla restituzione di database accessibili ad ASL e Regioni.

> leggi l’intervento completo

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