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Intervento sulla prevenzione e gestione dello stress da lavoro correlato

Una riflessione sulla metodologia del “ciclo di controllo” per gestire lo stress.

Premessa e dati di letteratura

In letteratura esistono molte sperimentazioni sulla valutazione degli interventi per la prevenzione e gestione dello stress da lavoro correlato.
In sintesi, esistono tre tipi comuni di intervento che si possono riscontrare sulla gestione dello stress (si veda, ad esempio, Murphy, 1988; Cooper & Cartwright, 1997; Dollard & Winefield, 1996; Kompier et al., 1998):

  1. intervento primario: controllo dei rischi agendo sull’organizzazione dell’azienda, sulla gestione e progettazione del lavoro e l’ergonomia, alcune forme di sviluppo organizzativo o del lavoro che tendono a ridurre gli stressori (controllo dei rischi), includendo la progettazione del lavoro e l’ergonomia (p.e., Jones et al., 1988; Golembiewski et al., 1987);
  2. intervento secondario: formazione del lavoratore sia in termini di promozione della salute che di capacità psicologiche di fronteggiare i rischi da stress LC (p.e., Lindquist & Cooper,1999);
  3. intervento terziario: assistenza al lavoratore dipendente vittima delle conseguenze negative dello stress (in principale modo fornendo servizi di counselling, sportelli di ascolto ecc. ).

Generalmente le direzioni e il management tendono ad applicare interventi di tipo secondario (formazione dei dipendenti sulla promozione della salute e la prevenzione dei rischi) e di tipo terziario istituendo, anche seguendo le normative di legge, appositi e  specifici spazi per i lavoratori (sportelli di ascolto, counselling ecc.  ) , dove poter affrontare le proprie problematiche relative al senso di disagio nel lavoro; oppure le organizzazioni si muovono effettuando indagini a tappeto per esempio sul benessere organizzativo, senza però nella maggior parte delle volte, giungere a conclusioni operative su come affrontare le criticità che emergono, altra strategia è  utilizzare esperti esterni che non conoscono la cultura dell’organizzazione, ma effettuano interventi “riparativi” sul qui ed ora.

Gli interventi di tipo primario – che invece comportano l’impegno di modifiche organizzative, reingegnerizzazione dei processi lavorativi , la pianificazione del lavoro secondo regole più consone e più sostenibili per i lavoratori – vengono intraprese con maggiore resistenza, in quanto di per sé implicano un ripensamento dell’agire dirigenziale e di tutta la filiera che ne consegue.

Dalla revisione della letteratura tuttavia emerge la maggiore efficacia, per la prevenzione e la gestione dello stress da Lavoro Correlato,  di interventi di tipo organizzativo: per il NIOSH, l’Istituto Nazionale per la Salute e la Sicurezza sul Lavoro statunitense, i dati emergenti sono sufficientemente affidabili per identificare “l’organizzazione del lavoro” come una delle aree prioritarie per la sicurezza e la salute sul lavoro (Rosenstock, 1997).

Nell’ambito del National Occupational Research Agenda (NORA), il NIOSH si suggerisce di concentrare le attività di ricerca su tematiche come l’impatto esercitato dall’organizzazione del lavoro sulla salute in generale, individuando le  caratteristiche per un’organizzazione sana e lo sviluppo di strategie di intervento.

Murphy et al. (1992) giungono alla conclusione che “la riprogettazione del lavoro ed il cambiamento organizzativo rimangono gli approcci privilegiati per la gestione dello stress, poiché si concentrano sulla riduzione o sull’eliminazione dell’origine del problema nell’ambiente di lavoro”.

Anche Van der Hek & Plomp (1997) sono giunti alla conclusione che “esistono prove che le impostazioni a livello di organizzazione consentono di raggiungere risultati migliori sul singolo, sull’interfaccia individuo-organizzazione e sui parametri organizzativi (misure di risultato); questi ampi programmi esercitano un forte impatto sull’organizzazione nel suo insieme ed hanno bisogno del completo appoggio della Direzione”.

Gli studi hanno anche confermato  che una scarsa cultura organizzativa si può associare ad un aumento dell’esperienza di stress, mentre, al contrario, una buona cultura organizzativa può indebolire o “attenuare” gli effetti dello stress sulla salute. (p.e., Cox et al., 2000; Ganster et al., 1982; Shinn et al., 1984; Dollard & Winefield, 1996; Kompier et al., 1998).

L’applicazione di queste teorie alla comprensione dello stress sul lavoro consente di sviluppare un’impostazione della gestione dello stress da Lavoro Correlato mediante l’applicazione della metodologia  del ciclo di controllo che è stato definito come “il processo sistematico mediante il quale si identificano i pericoli, si analizzano e si gestiscono i rischi e si proteggono i lavoratori” (Cox & Griffiths et al,1995, 2000).

Tale ciclo si compone di sei fasi:

  1. Individuazione delle criticità e dei pericoli (situazioni organizzative critiche, sindrome da burn out, diffusi disturbi psicologici);
  2. Valutazione dei rischi associati (assesment, momento valutativo /check list INAIL);
  3. individuazione del livello di intervento adeguato agendo sull’organizzazione dell’azienda, sulla gestione e   progettazione del lavoro e  l’ergonomia., attivando inoltre progetti di formazione aziendale ed individuale;
  4. Attuazione delle strategie di controllo misure di prevenzione e protezione (collaborazione attiva con R.S.P.P. e Medico competente);
  5. analisi dell’efficacia raggiunta  (controllo sulle attività realizzate monitoraggio attraverso valutazione di feedback);
  6. riapertura del ciclo di controllo (nuova indagine sui rischi stress-lavoro correlato)

Questa impostazione si è rivelata efficace in altri ambiti della salute e della sicurezza ed offre un sistema ordinato per la risoluzione dei problemi, finalizzato a mettere in atto un miglioramento continuo anche nel campo dello stress correlato al lavoro.

Essa si basa sul concetto di riduzione degli stressori ed il controllo dei rischi.

Per una serie di motivi la riduzione degli stressori ed il controllo dei rischi rappresentano l’area più promettente per gli interventi: “la riprogettazione del lavoro ed il cambiamento organizzativo rimangono le impostazioni preferite per la gestione dello stress, poiché si concentrano sulla riduzione o sull’eliminazione delle origini del problema nell’ambiente di lavoro”.

Conclusione:  attuazione di  interventi di tipo primario ai fini della prevenzione e gestione del rischio da Stress Lavoro Correlato.

Si può concludere che, una volta accertato che i maggiori indicatori di pericolo, presenti nell’organizzazione ai fini del rischio da stress Lavoro Correlato, si riferiscono ad aree di tipo organizzativo/gestionale, le Aziende dovrebbero dedicarsi maggiormente nella pianificazione di  azioni correttive di tipo primario riguardanti la gestione e riprogettazione del lavoro, il cambiamento organizzativo, la condivisione di procedure e processi, l’ergonomia, il miglioramento della comunicazione interna; tali azioni oltre che a valenza correttiva , agirebbero anche e soprattutto a livello preventivo dello stress producendo “Benessere Organizzativo”. La metodologia offerta dallo schema del “ciclo di controllo” sopra descritta  appare quella più idonea per il raggiungimento dell’ obiettivo di ridurre gli stressori ed aumentare il controllo dei rischi in quanto permette un monitoraggio continuo su  come tali azioni possono dare evidenza di un miglioramento dello stato di benessere organizzativo e quindi della prevenzione del rischio da stress da lavoro correlato.

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